Quantcast
Channel: Una Fragola al Giorno
Viewing all 150 articles
Browse latest View live

I 10 vizi e difetti di un TV Series Addicted (per la serie: se lo conosci, lo eviti)

$
0
0

new girl- sad TV watching

Chi mi segue su questo spazio lo sa bene: sono una Series Addicted, da anni ormai. Mania nata durante gli anni universitari, che si è accresciuta ed alimentata a livelli vertiginosi a causa della mia curiosità e del desiderio inesauribile di sapere sempre “ma c’è un altro episodio, vero?”. E quando non c’è l’episodio, allora c’è la stagione da recuperare o  una nuova serie da scoprire. Che dire, i telefilm mi piacciono, adoro la fiction tradotta in prodotti televisivi di intrattenimento, applaudo le produzioni fatte così bene da essere più vicine al cinema che alla tv e mi innamoro costantemente di questo o quel personaggio. La vita del series addicted è costellata di premiere, finali di stagione, pause invernali, episodi speciali, uscite di scena clamorose dei protagonisti e addii a personaggi adorati. Ma forse non tutti sanno che una dipendenza del genere porta a sviluppare anche tutta una serie di vizi, abitudini, difetti che non sempre rendono facile la convivenza tra i maniaci delle serie tv e le persone normali che non seguono alcuno show televisivo. Ecco allora un decalogo, tra il serio e faceto, che potrà esservi utile per conoscere i Series Addicted ed evitarli… oppure unirvi a loro.

1.Il calendario. I Series Addicted hanno un calendario serratissimo delle serie tv e gli episodi da vedere, giorno per giorno. Non lo ammetteranno mai, ma, se chiedete a uno di loro di vedervi per un aperitivo, un cinema, una serata in quel locale, lui prima di rispondervi avrà questo pensiero “Ma quella sera esce il nuovo episodio di Homeland!” ed è probabile che finirà per dire di no, che non può, tirando in ballo una scusa come del lavoro extra da fare, il gatto malato, la macchina rotta, la pioggia di novembre e altre amenità. I più concilianti, a volte, cercano di fingersi propositivi e rilanciano con un altro invito, magari fissandolo per quel giorno della settimana in cui escono episodi più trascurabili o comedy che si possono recuperare, oppure tentano di rischedulare l’appuntamento in modo da poter vedere l’episodio agognato prima o dopo l’evento. Ma solo i più concilianti.

2.L’insonne da serie tv. Se vivete con un Series Addicted è probabile che di notte vedrete sempre una flebile luce fuoriuscire dalla porta della sua stanza. Alle 2 del mattino. Non cruciatevi troppo: starà sicuramente facendo una maratona di House of Cards e non è più in grado di dire stop all’ennesimo episodio. In genere, la mattina dopo andrà a lavoro/università con delle occhiaie enormi, ma un sorriso ebete verso coloro che lo criticheranno: per un addicted ne sarà sempre valsa la pena.

i need to stop

3.I recuperoni delle feste. C’è chi aspetta il Natale per rivedere i propri cari. Chi per partire per le vacanze. Chi semplicemente per godersi un po’ di sano relax. Il Series Addicted no. Quando pensa alle Feste, il suo primo pensiero va al famoso recuperone: con le serie in pausa per Natale, finalmente sarà possibile recuperare episodi lasciati indietro, intere stagioni, nuove serie ancora da cominciare. E così, all’abbuffata a tavola, il series addicted alterna vagonate di puntate da farne indigestione. Il risultato sarà che a gennaio, quando tutto torna alla normalità, il nostro telefilm dipendente avrà ancora più appuntamenti seriali da non perdere… e si ritorna così al punto 1.

Christmas-TV

4.Monotematico. Il Series Addicted, ad un certo punto della conversazione, tende a diventare monotematico. Se gli chiedete come va, probabilmente è giù di morale perché Cristina ha lasciato Grey’s Anatomy, se gli chiedete che ha fatto la sera precedente vi racconterà tutto quello che non volete sapere sul nuovo episodio di The Walking Dead, infine, inserirà riferimenti e citazioni tratte dalle sue serie preferite che solo lui capirà e adotterà atteggiamenti, pose e battute dei personaggi che ama di più e che voi non potrete mai capire. Un incompreso, siate gentili con lui e magari provate a distrarlo.

5.Il riconoscimento al cinema. In relazione al punto precedente, capiterà prima o poi di vedere un film insieme al vostro amico serie dipendente. E come capita quasi sempre, almeno uno degli attori presenti nella pellicola avrà fatto parte del cast di una o più serie televisive. In quel momento partirà il solito snocciolamento di nomi per voi improbabili ma per lui familiari come se fossero vecchi amici fortuitamente incontrati: “No ma ti rendi conto? quello è Benedict Cumberbatch, Sherlock, hai capito? Sherlock! Ma è fantastico… e aspetta aspetta… ma quello è Tom di Downton Abbey! Ah, è uno dei miei personaggi preferiti, che meraviglia…”  e via dicendo, per buona pace dei dialoghi, che starete perdendo a causa del tono di voce acuto che il series addicted avrà assunto nel momento del riconoscimento, non importa se si tratta di una home vision o se siete in una sala cinematografica gremita di gente.

6. Il consigliere. Mettete che ad un certo punto anche voi decidiate di seguire una o due serie tv. La prima cosa da fare sarà sicuramente chiedere consiglio al vostro amico. Attenzione, però, la situazione potrebbe ritorcervisi contro. Il telefilm dipendente ama dispensare consigli, ma finisce per farla sempre troppo lunga o di fare il saccente: “Cosa potrei consigliarti? Mmm, beh ci sono quei due e tre pilastri della serialità che non vanno persi, ad esempio tu non hai neanche visto Lost che sono tipo le basi…” oppure comincerebbe un elenco infinito di serie, quasi tutte imprescindibili, giudicando anche la tua assoluta ignoranza in materia, con il solo risultato di farvi passare la voglia anche solo di accendere la tv.

7.Il minacciatore di spoiler. Quello che non riesce a tenersi nulla. Che quando voi iniziate a seguire una serie, lui è già avanti mille anni luce e fa una fatica immensa a non rovinarvi il finale di stagione o la scena topica dell’episodio più bello dell’anno. “Ah sai, ho cominciato a guardare Game of Thrones! Certo che Ned è davvero un personaggio fantastico…” “Eh già… che tragedia…” “Tragedia? In che senso? No, non mi dire nulla, non voglio sapere nulla!” “D’accordo, non dico nulla… anzi meglio che te lo godi finché puoi…” I peggiori sono quelli che, quando vi sentono raccontare di quanto amiate quel personaggio o vi lanciate in ipotesi su come andrà a finire la storia, ascoltano in silenzio con un sorrisino saccente sul viso di chi la sa lunga e non vede l’ora di rovinare il vostro entusiasmo. Ci sarà un girone per l’inferno anche per noi spoileromani, ma bisogna ammettere che demolire le illusioni altrui è divertente di tanto in tanto.

8.No spoiler. Naturalmente, il Series Addicted odia che gli vengano fatti spoiler. Nel caso vogliate vendicarvi.

9.A memoria. Il Series Addicted conosce alcuni episodi a memoria, perché li ha rivisti ennemila volte e non si stancherebbe mai di guardarli. Conosce a menadito tutti i tormentoni e le battute ad effetto e non capita di rado che, durante l’episodio, pronunci queste battute in sincrono con i personaggi della serie. Ha memorizzato tutti i nomi dei protagonisti al secondo episodio della prima stagione. Ricorda la serie di numeri che Desmond digitava di continuo nella botola sull’isola. Ha una memoria da elefante quando si tratta di serie tv, ma anche quest’anno si è dimenticato di farvi gli auguri di compleanno il giorno giusto.

10.Affetti e feticci. Il Series Addicted ha il cuore tenero e l’anima del collezionista, si affeziona facilmente ai personaggi delle sue serie preferite, si innamora di alcuni di essi e desidera qualsiasi oggetto possa ricordagli le serie che adora. Vi racconterà delle avventure di Ted e Barney come se fossero due suoi più cari amici, uno dei suoi desideri segreti è partecipare a una delle mitiche assemblee cittadine di Stars Hollow in compagnia di Lorelai e Rory Gilmore, vorrebbe trascorrere una serata al Diner dove lavorano Caroline e Max in compagnia di Earl, Han, Oleg e la mitica Sophie. E non vi stupite se lo troverete a squittire di fronte a una perfetta riproduzione del corno blu che Ted regala a Robin, se indosserà t-shirt con il logo della Dharma o se esulta per l’acquisto di una teiera a forma di T.A.R.D.I.S. Piuttosto prendete nota: saprete cosa regalargli a Natale!

Il nostro piccolo decalogo su vizi e abitudini di un Series Addicted è giunto al termine. Sì, non siamo persone facili da gestire ma, con un po’ di pazienza, sapremo sorprendervi.

E voi vi riconoscete in qualche punto?


Recommendation Monday: Consiglia un libro che leggevi sempre da bambino a Natale

$
0
0

 

bannerrecommendationmonday2

Lunedì di festa questa settimana. Le Feste si fanno sempre più vicine e anche il Recommendation Monday indossa una veste in tema con il periodo, ché non si è mai stanchi della magia del Natale:

consiglia-libro-bambino-natale

Su questo blog ho avuto modo di verse volte di raccontarvi le mie letture di infanzia. E se penso al Natale della mia età più verde, mi vedo sempre immersa in qualche storia, già letta e riletta più volte, ma che non perdeva un grammo della sua magia. Amante dei racconti fin da bambina, a dicembre tornava il tempo di tirare giù dallo scaffale dove era rimasto per tutto l’anno una raccolta di uno degli scrittori e artisti destinato a essere uno dei miei preferiti di sempre. Non avevo ancora letto il suo Dorian Gray, né sapevo cosa fosse un dandy, ma le favole che lui aveva scritto per i suoi figli in un’epoca lontana avevano per me un fascino irresistibile ed emanavano tutto il calore di cui avevo bisogno in quei momenti. Queste fiabe, insieme a Jane Eyre della Bronte e a Piccole Donne della Alcott, sono probabilmente tr ai miei ricordi più cari della piccola lettrice che ero. Oggi si parla di Il principe felice e altri racconti di Oscar Wilde.

recommendation-monday-libro-bambino-natale

E il vostro libro natalizio dell’infanzia qual è?

Buona settimana!

christmas book

Serie Tv: The Best, the Worst, the Most… [St. 3 Episodio 6]

$
0
0

arrow 4x10

Nuovo appuntamento con la rubrica seriale, a pochi giorni dalla pausa natalizia. Molti i midseason delle ultime settimane, molte le serie che sono andate in pausa per il winter break e solo alcune devono ancora salutarci prima delle feste, mentre altre ancora si avvicinano al finale di stagione. Come sempre, cercheremo di riassumere il meglio e il peggio della settimana, e quindi ATTENZIONE SPOILER!

The Best:Arrow 3x09 – The Climb

bannerarrow

Per riassumere questo midseason da P-A-U-R-A potrebbe bastare questa immagine:

Seguita da quest’altra:


Episodio con il botto quello di Arrow. E avremmo dovuto capirlo che non sarebbe finita bene, quando Oliver si dichiara con tanta tranquillità alla povera Felicity:

Ammetto, in quel momento, di essermi sciolta come un ghiacciolo al sole e di aver avuto un mancamento, insieme al presentimento che non ne sarebbe risultato niente di buono dall’epico scontro con il terribile Ra’s al Ghul. E infatti, assistiamo a un combattimento davvero impari: Oliver ce la mette davvero tutta, ma anche lui non ci crede davvero, lo si avverte nei saluti che sanno di addio e nei gesti e nelle azioni di chi si considera già sconfitto, mentre l’avversario è forte e imbattibile e l’epilogo non poteva essere diverso: un salto nel vuoto e una ferita mortale. E ora cosa succederà? Io spero tanto che il vecchio amico Maseo rinsavisca e, preso dal rimorso, salvi il povero Oliver. Ma questo non potremo scoprirlo fino a gennaio. E nel frattempo, a noi non resta che crogiolarci nei nostri feels.

 

The Worst:Once Upon a Time 4x10 – Shattered Sight

Once-Upon-a-Time-Poster_thumb

Mancano ancora due episodi al midseason di OUAT, ma l’intreccio tra Storybrooke e il mondo di Frozen pare essere giunto al suo epilogo. Come era stato per Peter Pan, anche quest’anno la serie sembra voler raccontarci più storie all’interno di una stessa stagione. Che lo faccia nel modo più sdolcinato possibile è un dato di fatto. In tutta onestà, quest’anno mi aspettavo di più. Il filone Frozen mi era sembrato più convincente di quanto mi aspettavo, con una Elsa sempre sull’orlo di una crisi nervosa e dai poteri incontrollabili e una Regina delle Nevi dall’animo da stalker. Inoltre speravo che Regina reagisse con un po’ più di grinta all’ennesima intromissione della famiglia Charming nei suoi affari. Perché diciamocelo, la povera vittima di tutta la serie è sempre la povera Regina, l’unica a non avere mai un happy ending, anche quando promette di comportarsi come un bravo boy scout. Mi ero già immaginata alleanze ai danni di Emma, Snow e l’inutile consorte David, ma non c’è stato verso. Dopo che la Regina di ghiaccio lancia l’incantesimo sulla città che invoglia tutti gli abitanti a darsele di santa ragione, basta una lettera di scuse fortuitamente salita in superficie con la svampita sorella di Elsa, Anna insieme al suo altresì inutile fidanzato, per sciogliere il cuore di ghiaccio di Juliet Ingrid e sconfiggere la maledizione con un epilogo di melassa alla “volemose bene”. Bah. Once Upon a Time si conferma essere una serie dai buoni sentimenti, anche troppo, che però ha perso del tutto la sua ventata di originalità, saltando da una fiaba all’altra, classica o moderna che sia, per riciclare sempre lo stesso schema. A questo punto l’unico che può darci soddisfazioni è ancora una volta Rumple. E per la seconda parte della stagione, spero si arriverà a rispondere alla domanda delle domande di quest’anno: chi è lo scrittore del libro di fiabe? E poi,  Regina riuscirà a stare con quel figo di Robin Hood senza doversi sentire in colpa per una statua di ghiaccio? E il povero Hook, che lui ci prova ma è sempre un bricconcello, si trasformerà in un uomo vero? E Mary Margareth la smetterà di indossare quei maglioni imbarazzanti che neanche mia nonna?

The most… friendzone superhero:The Flash 1x09 - The Man in the Yellow Suit

the-flash-logo-desktop-wallpaper-hdwallwide-com

Per la prima volta, The Flash entra a far parte della rubrica seriale. E in una posizione spinosa. Non perché non meriti, anzi, The Flash è una serie ben fatta, per struttura simile ad altre esistenti (vedi Arrow, con cui proprio settimana scorsa c’è stato il fichissimo cross over), ma con delle sue specificità, di cui vi ho già parlato alcuni post fa. The Flash è una serie di intrattenimento e ci riesce benissimo: veloce (e come potrebbe non esserlo), piena di super cattivi ed effetti speciali, un bel mix di action e teen drama che mantiene lo spettatore sempre attento e divertito, nonostante lo scarso carisma del protagonista, che rivela però tutta la sua verde età, in linea con l’intento della serie di raccontarci la nascita e crescita dell’eroe più veloce della luce, dagli anni giovani all’apice del suo potere. In questo episodio, il midseason, Barry incontra finalmente l’altro super velocista in tuta gialla, ovvero il super villain che ha ucciso sua madre quando lui aveva solo 10 anni. Questo potrebbe essere considerato come l’episodio del primo grande e importante scontro per Flash, come anche quello in cui scopriamo che l’uomo in tuta gialla altri non è che l’inquietante dottor Wells (e, in fondo, non era difficile da indovinare). In realtà, The Flash nasconde un’altra grande storia: quella del supereroe più friendzonato della tv. Se dapprima Iris non sa quali sono i sentimenti di Barry per lei e l’unico da biasimare è proprio lui, in questo episodio il giovane eroe si dichiara in un modo talmente candido che quasi mi sono commossa e ho sperato nel miracolo. Ma Iris, dopo un piantino da manuale, si fa trovare alla cena di Natale seduta sulle gambe del suo aitante poliziotto, annunciando inoltre che andrà a vivere con lui. Merry Christmas Barry e benvenuto nella friendzone.

 

Fuori Programma. Sono sempre i migliori (???) che se ne vanno: Revenge 4x10 – Atonement

Nel midseason di Revenge i colpi di scena non sono certo mancati. Per un David Clark sempre più psicolabile e una Margaux in dolce attesa dell’ennesimo rampollo degli Hampton, sul finale si inscena la vera tragedia. Il nemico di turno di Emily, la nuova fiamma matta come un cavallo di Jack,  irrompe nella sua villa per dare vita a un rocambolesco corpo a corpo. Quando tutto sembra volgere al peggio ed Emily appare in seria difficoltà, ecco che da una delle porte perennemente aperte delle ville dei ricchi entra il povero Daniel Grayson, che negli ultimi episodi era apparso contrito e sulla via della redenzione. Nonostante in passato avesse attentato alla sua vita, questa volta Daniel vuole salvare Ems e decide di farle da scudo umano, beccandosi una serie di pallottole dall’effetto letale. Devo confessare che la sua morte mi ha parecchio turbato: è stato un momento molto triste e Daniel è apparso per quello che era davvero, un ragazzo vittima degli eventi, con dei terroristi per genitori e in cerca ancora della sua strada. Per Daniel, purtroppo, quella strada finisce qui e non oso immaginare come la prenderà Victoria quando lo scoprirà! Tremo al solo pensiero. Senza contare che, dopo Aiden, il numero degli uomini di Emily sta calando drasticamente e ormai confidiamo tutti nel poliziotto. A ogni modo, ciao Daniel, insegna agli angeli come ci si spacca davvero a un party su uno yacth.

 

Alla prossima!!

Recommendation Monday: Consiglia un libro dedicato alle Feste

$
0
0

bannerrecommendationmonday2

Buon lunedì! Continuiamo con i Recommendation Monday natalizi. Questa settimana:

consiglia-libro-feste

Il tema di questo RM è stato scelto con un titolo ben preciso in testa. Un libriccino comprato proprio alla vigilia di Natale dello scorso anno, in un momento di dolceamara malinconia e approfittando di uno sconto arrivato via email. Mi sono scaricata l’e-book e ho cominciato a leggere. E ho letto fino alla fine, fino a quando è stata ora di mettersi a cena con i parenti. Un libro piccino picciò ma che racchiude un mondo, a soprattutto tutto il calore che le feste possono dare. L’autrice attinge alla tradizione e alle leggende della sua terra natale, la Svezia, per narrare storie suggestive, magiche e ricche di incanto, che un tempo venivano raccontate ai bambini durante la notte di Natale. Una raccolta commovente e molto dolce, ma anche estremamente curiosa, dato che molte di queste leggende spiegano le origini di usi e costumi tipicamente natalizi. Una serie di racconti che scaldano il cuore e ti aiutano ad affrontare il Natale, anche nei periodi più bui, con una luce diversa negli occhi. Il libro in questione è Il libro di Natale di Selma Lagerlöf.

recommendation-monday-consiglia-libro-feste7

E il vostro Recommendation Monday qual è? Buona settimana!

La Recensione del Mese: Nemico, amico, amante… di Alice Munro

$
0
0

nemico amico amante cover grande

Il libro che vi propongo questa volta è ancora una volta una raccolta di racconti. Storie al femminile, ma non solo, frammenti narrativi che cercano di catturare un pensiero, un momento, un sentimento, un emozione. Premio Nobel per la Letteratura nel 2013, Alice Munro ci racconta vicende che profumano di normalità, vita di provincia, azioni e intimità quotidiane, ma che proprio per il loro essere ordinarie si rivelano, guardando con attenzione, tutta la straordinarietà insita nel vivere. Si parla di Nemico, amico, amante di Alice Munro

nemico-amico-amante

 

Titolo: Nemico, amico, amante…
Autore: Alice Munro
Traduttore: Susanna Basso
Anno: 2010
Editore: Einaudi
Pagine: 328
ISBN 9788858400531

 

 

 

Anni fa, prima che tanti treni su linee secondarie venissero soppressi, una donna dalla fronte alta e lentigginosa e una matassa di capelli rossi, si presentò in stazione per informarsi riguardo alla spedizione di certi mobili. L'impiegato faceva sempre un po' lo spiritoso con le donne, specie con quelle bruttine, che sembravano apprezzare.

Nemico, amico, amante… si compone di nove racconti, uno più bello dell’altro. Tutti ambientati in una provincia quasi selvaggia, un Canada fatto di laghi, paesaggi innevati, boschi dalle foglie dai mille colori, campi di grano e ambientazioni di campagna, cittadine silenziose oppure, quando compaiono le grandi città, quartieri suburbani e residenziali dove il rumore cittadino arriva attutito e non intralcia con le vicende dei protagonisti. Nonostante gli spazi ampi che l’immagine del Canada ci richiama alla mente, ogni ambientazione dei racconti ha come denominatore comune un senso di intimità, raccoglimento, un luogo mentale più che fisico, ristretto da ciò che ogni personaggio sente, vede, odora, percepisce. In questo spazio si muovono i protagonisti della Munro, donne dalle età e i caratteri più vari, che vivono vite e condizioni diverse, ma che paiono tutte legate da un filo che attraversa le storie che le vedono coinvolte. Un filo che, infine, le unisce al te lettore, in un legame autentico e, a discapito di luoghi e tempi, più attuale come non mai.

I racconti di Alice Munro affrontano molteplici tematiche: amori corrisposti e storie romantiche immaginate, tradimenti e vita di coppia, l’infanzia e la vecchiaia con tutti i suoi mali, matrimoni e divorzi, baci nascosti e rimpianti, la malattia e la morte, vissuta con un misto di paura ed eccitazione, come un passaggio temibile ma a cui è impossibile sottrarsi e resistere. Ognuna di queste situazione viene descritta da un punto di vista prettamente femminile. Donne, ragazze, bambine… le protagoniste ci donano il loro sguardo e non solo. La prospettiva femminile si estende alla percezione che hanno del loro corpo e di quello altrui, all’abbigliamento e ai luoghi in cui esse si muovono, fino al mobilio delle case in cui vivono, tratti distintivi e segni della loro presenza fisica in questo mondo. La scrittrice canadese opera un continuo lavoro di reinterpretazione della realtà femminile ricreandone i dettagli e i limiti, nel continuo e affascinante tentativo di fare di ciò che c’è all’esterno uno specchio dell’interiorità dell’animo umano, nonché di mettere in evidenza le differenze psicologiche e sensoriali esistenti tra uomo e donna, due emisferi distinti che si cercano in una danza infinita e mai completa.

La relazione tra uomo e donna e la danza tra le due dimensioni maschile e femminile sono ben espresse anche dall’incessante spostamento nel tempo che troviamo in ogni racconto della raccolta e che rappresenta una delle cifre stilistiche più importanti della scrittura della Munro, in una composizione del racconto in mille frammenti, sospesi tra presente e passato, di cui sono una continua riscrittura, tenuti insieme dal flusso di ricordi, pensieri, sensazioni ed emozioni, regalandoci un realismo potente e fortemente espressivo.

Tra i racconti più belli vi è sicuramente il primo, quello che dà il nome alla raccolta, che racconta la storia di Johanna, indotta a credere che Ken è innamorato di lei, attraverso uno scherzo crudele di corrispondenza falsa, macchinato da due ragazzine. Johanna decide di raggiungere il suo ignaro amante nel paesino sperduto dove lui si trova ed assistiamo, con un ritmo di scena in scena quasi cinematografico, all’instaurarsi di un rapporto autentico tra l’uomo, malato e senza difese, e la protagonista decisa a non rinunciare a un amore così a lungo desiderato, la quale lentamente ma con risolutezza prende il controllo dell’amato e della loro vita futura. Il poetico Quello che si ricordaè a mio parere il più bello di tutta la raccolta. La protagonista è una giovane moglie e madre dalla vita tranquilla e apparentemente felice e soddisfacente. Ma l’incontro con un altro uomo, un dottore misterioso conosciuto a un funerale, e la condivisione con questo sconosciuto di un episodio intimo della sua esistenza, porta alla nascita di un legame profondo tra i due e a un sentimento potente, che troverà la massima espressione in quell’unico giorno. Tornati alla realtà, tutto quello che resta è un ricordo che non si affievolisce mai, tenuto vivo nel tempo e negli anni da un pensiero a quello che è stato e che poteva essere, la potenza di un attimo – incauto o incosciente e per questo quanto mai  autentico – capace di influire sulle nostre vite lentamente, giorno per giorno, senza mai stravolgerle eppure trasformandosi in un pilastro portante del nostro essere e divenire. Infine, il racconto che chiude la raccolta The bear came over the mountain, il cui titolo deriva da una canzone popolare canadese che dice: “L'orso attraversò la montagna /.../ per vedere cosa poteva vedere /.../ l'altro lato della montagna /.../ era quello che poteva vedere”, forse la chiave di lettura di tutti i racconti della Munro. Questa volta il punto di vista adottato è quello di Grant, il marito di Fiona nonché protagonista del racconto. Lo spostamento appare necessario: Fiona è malata e la sua mente vacilla ed è assente, impossibile da seguire. Inoltre, Grant sembra farsi garante della memoria della coppia, in un tentativo di sopperire alle mancanze della moglie malata con uno sforzo maggiore a ricordare e raccontare. Ancora una volta, come in una danza, passato e presente si intrecciano e, mentre Fiona peggiora e dimentica, Grant si ritrova a ricordare episodi della sua e della loro vita insieme che apparivano ormai dimenticati. La ricostruzione della realtà, così come lui e lei l’avevamo sempre vissuta, passa allora dai singoli sforzi dell’uomo, il quale è chiamato anche ad affrontare una situazione tutt’altro che semplice: nella casa di cura in cui è ricoverata, Fiona sembra essersi innamorata di un altro uomo, Aubrey, anche lui ricoverato, e non riconosce più il marito. L‘ordinarietà della loro vita insieme viene stravolta da questo evento e Grant si ritrova a dover fare dello straordinario la sua quotidianità, assumendosi il compito di mantenere in piedi il loro matrimonio da solo, ma anche di garantire la felicità di Fiona, pur se questa dipende dalla presenza di un altro uomo nella sua vita. The bear came over the mountainè una storia commovente e molto dolce, dove si intravedono non solo i limiti della mente umana e la vanità di una ricerca tesa allo straordinario, che è poi destinato a divenire nient’altro che il nostro ordinario, ma ci mostra anche di cosa può essere capace l’amore, imperfetto e mai idilliaco, ma unico e vero sostentamento dell’esistenza.

Le tematiche importanti e l’impatto emotivo notevole delle sue storie fanno della Munro una mirabile narratrice, non a caso la maestra del racconto breve contemporaneo. La sua capacità di indagare a fondo sulle relazioni umane regala dei momenti di lettura intensi, significativi, spesso rivelatori di verità che abbiamo tenuto nascoste persino a noi stessi. Lo stile asciutto si arricchisce di immagini vivide, che giungono dalla terra natale della scrittrice, insieme a descrizioni accurate dei personaggi e del loro mondo interiore, e intrecci temporali che, di volta in volta, ci forniscono nuovi indizi e ci svelano aspetti della realtà capaci di mostrarcela sempre sotto una luce completamente nuova. Ciononostante, la mancanza di eventi scatenanti e di un certo peso (spesso le storie narrate prendono le mosse a cose già avvenute, come la storia della ragazza scappata di casa, che ci viene presentata già nella sua nuova condizione e l’evento che ha portato a quello stato di cose viene liquidato in poche parole) e la lunghezza dei racconti possono far apparire la lettura di questi racconti pesante. Di certo, le storie di Alice Munro non si adattano a ogni fase della giornata o della vita e richiedono uno sforzo di un certo peso, con l’impressione a volte, di non esserne ripagati, causa il forte senso di incompiutezza che denota alcuni dei racconti presenti. Eppure, alla fine di questo lungo viaggio, l’idea che resta è quella di conoscere un po’ meglio se stesse e il mondo, o semplicemente di sentirsi finalmente comprese nel profondo, così come non ci capitava da tempo. E allora, di quell’impegno profuso in lettura, diremo che ne sarà valsa sicuramente la pena.

L’autore

alice-munro1-600x764

 

Alice Munro, premio Nobel per la letteratura 2013, è la più importante autrice canadese contemporanea. È cresciuta a Wingham, Ontario. Ha pubblicato numerose raccolte di racconti e un romanzo. Fra i molti premi letterari ricevuti, per tre volte il Governor General's Literary Award, il National Book Critics Circle Award, l'O. Henry Award e il Man Booker International Prize. I suoi racconti appaiono regolarmente sulle più prestigiose riviste letterarie. Dell'autrice Einaudi ha pubblicato Il sogno di mia madre (2001), Nemico, amico, amante...(2003), In fuga (2004), Il percorso dell'amore (2005), La vista da Castle Rock (2007 e 2009), Segreti svelati(2008), Le lune di Giove (2008), Troppa felicità (2011), Chi ti credi di essere? (2012), Danza delle ombre felici(2013), Uscirne vivi (2014) e Lasciarsi andare (2014).

 

 

Frasi

  • Cercò di metterci una pietra sopra, ma quella si rifiutava di far da coperchio al passato.
  • Ormai sapeva che nella vita viene il momento in cui brutto e bello svolgono più o meno la stessa funzione, quando tutto ciò che guardi altro non è che un gancio a cui appendere le sensazioni scomposte del corpo, e i brandelli della mente.
  • L'ineffabile eccitazione che si prova quando un disastro imminente promette di sollevarci da ogni responsabilità collegata alla vita. In quei casi, un senso di pudore costringe a darsi un contegno e a restare immobili.
  • Hai mai notato che quando qualcuno dice che gli dispiace dire qualcosa, in realtà non vede l'ora di dirla?
  • Il lavoro che doveva fare, secondo lei, consisteva nel ricordare tutto, e per ricordare intendeva rivivere un’altra volta nella mente e immagazzinare ogni cosa per sempre. L’esperienza di questa giornata messa in ordine, senza confusioni né menzogne, tutta radunata in un tesoro, e infine compiuta, conclusa.

Serie TV: the Best, the Worst, the Most… [St. 3 Ep. 7]

$
0
0

2bg407_1452

Ultimo appuntamento per questo 2014 con la rubrica seriale. Ormai le feste sono imminenti e siamo nel vivo del winter break. E mentre le serie dell’autunno si riposano, io penso già ai recuperoni che dovrò fare durante le vacanze! Ma prima di tutto, questi i momenti e gli episodi salienti della settimana. Come sempre, ATTENZIONE SPOILER!

The Best:American Horror Story 4x10 – Orphans

american horror story freak show

L’ultima puntata di AHS prima della pausa natalizia è dedicata a uno dei personaggi secondari a cui il pubblico si è più affezionato e alla sua vicenda commovente. Con un finale che finalmente ci dà l’idea di che legame ci sia tra le 4 storie finora raccontate dalla serie. Perché nel decimo capitolo di Freak Show si lascia spazio alla figura di Pepper e alla sua storia. Una vecchia conoscenza per i fan della serie, dato che il personaggio a “testa d’uovo” era già apparso nel terrificante Asylum. E in questo episodio scopriamo che si tratta della stessa Pepper, venendo finalmente a conoscenza di quello che è il suo triste passato e del motivo per cui Pepper finirà poi al Briancliff. La voce di Elsa Mars ci racconta quella che è stata una vita di abbandono e rifiuto, ma che ha trovato conforto e consolazione nell’amorevole compassione di Elsa, accettazione nella congrega del suo Freak Show e l’amore della vita con l’altra testa d’uovo Salty (ma il video delle loro nozze molto stile Lana del Rey? Adorato). Quando però Elsa decide di riportarla dall’unica parente in vita di Pepper, una sorella dedita all’alcol e che ama solo se stessa, i tempi felici sono giunti al termine. Pepper verrà accusata di un terribile infanticidio ingiustamente dato che ad architettarlo saranno proprio la sorella e il marito violento di lei, e rinchiusa nell’istituto di Briancliff, dove ritroviamo niente meno che Lily Rabe nei panni di Suor Mary Eunice! #grandiritorni a parte che mi sono scesi un paio di lacrimoni (Natale mi rende sempre troppo sensibile), la storia di Pepper, oltre a essere uno dei collanti che paiono legare l’una con l’altra le stagioni di AHS e confermare quanto questa stagione abbia alzato il tiro rispetto a quella dell’anno passato, è anche uno dei migliori esempi di ciò che più apprezziamo della serie: la capacità di trasformare quelli che l’ottusità della società chiama “mostri” in uno straordinario campionario di umanità, quella vera, mentre le persone giudicate “normali” rivelano il loro autentico volto, dimostrandosi loro come le orribili creature di cui avere paura. Un ribaltamento della realtà che si rinnova di stagione in stagione, di episodio in episodio, con uno stile irresistibile e ormai inconfondibile che sa regalarci, tra inevitabili alti e bassi, piccole perle di episodi come questo. #RyanMurphyweloveyou

The Best (2):Homeland 4x11 – Krieg Nicht Lieb

Homeland-Season-4-banner-1024x576

Sarà che ormai siamo arrivati alla fine di questa stagione, sarà che ormai di appuntamenti seriali prima di Natale sono rimasti in pochi, ma anche questa settimana parliamo di Homeland. E senza ripetermi sul fatto che la quarta stagione è apparsa sotto tono per almeno la metà della sua durata e che, nonostante gli ultimi episodi siano stati delle bombe, i fasti delle prime season sono ormai lontani, pur Homeland confermandosi una delle serie migliori in circolazione, sull’episodio di questa settimana dirò giusto un paio di cose. Primo: ma quanto è fico Peter Quinn in versione svitato? Sarà la solita #sagradellormone, ma lui più fa il matto più ci piace. Vai Quinn, siamo tutte con te. Secondo: il momento commozione della settimana va a Carrie, che riceve la notizia della morte del padre e forse proprio per questo scopre di avere anche lei un istinto materno e il desiderio di rivedere sua figlia. Tra l’altro, complimenti a chi ha fatto il baby-casting, perché Brodyna pare proprio la figlia naturale di Brody/Damian Lewis. Terzo: cosa cavolo ci fa Dar Adal in macchina con Haqqani??? #sedatemi

The most… christmassy episode:2 Broke Girls 4x07 – … and a loan for Christmas

2BrokeGirls banner

Il premio per il miglior episodio natalizio va di sicuro a 2 Broke Girls. Siamo in tempi in cui ci sono sempre troppe serie a trama orizzontale ambientate nei momenti storici e nei periodi dell’anno più disparati, e non dico che non ci faccia piacere, ma in questo periodo mi vengono in mente sempre tutti i bei episodi natalizi che le sit-com anni ‘90 sfornavano e che noi guardavano felici per avvertire ancor di più l’arrivo delle Feste. Quindi mi fa sempre contenta sapere che alcune comedy rispettino questa tradizione e, pur con modi e stili attuali, riescano a regalarci quella stessa atmosfera. L’episodio di questa settimana sulle due ragazzacce più adorate della tv è stato un concentrato di allegria e sdolcinatezze natalizie: le cartoline serigrafate di Han, i cupcake dai messaggi tutt’altro che tradizionali di Max, il prestito ottenuto per portare avanti il loro sogno e i teneri auguri tra Max e Caroline, che questa volta sono riuscite a mettere in vendita le loro t-shirt con i cupcake in uno dei negozi più alla moda di Manhattan. Vince su tutto, il presepe vivente di Sophie, probabilmente il momento più spassoso dell’episodio e di questa stagione finora. Non c’è modo migliore per augurare Buon Natale.

 

Una Fragola a Natale: i miei auguri per voi!

$
0
0
Traveling-Christmas-Tree

Carissimi amici di Una Fragola al Giorno,

ci siamo, Nataleè arrivato. Non so se quando leggerete questo post io sarò riuscita ad arrivare a casa sana e salva. Mi aspetta una lunga giornata di viaggio, che però sarà ripagata dal tutto il calore umano di cui, ora più che mai, sento di avere bisogno, il migliore che c’è, quello della mia famiglia. Allora sarà davvero Natale.

Chi mi segue da sempre sa quanto io ami questa festa. L’attesa, l’aria che si trasforma, le giornate che sanno di freddo, zucchero e un pizzico di spensieratezza in più, aspettando quei giorni di vacanza che per alcuni saranno un momento di riunione, per altri l’occasione per divertirsi, per altri ancora una buona scusa per rilassarsi. Purtroppo lo scorso natale non è stato dei migliori e la magia che ero riuscita a scorgere nelle giornate dicembrine per tutta la mia vita sembrava scomparsa. Ma un altro anno è passato e, strano a dirsi, un nuovo dicembre è arrivato senza che io me ne accorgessi. Un periodo caotico della mia vita, che rischiava di essere un secondo natale mancato. E allora mi sono detta che così non poteva andare, che un periodo del genere andava vissuto con uno spirito diverso, che avevo bisogno che quella magia avvertita da sempre tornasse ad animare le mie giornate. Ho preso lo smartphone che avevo accanto a me e ho cominciato a fotografare. Ogni giorno una foto, uno scatto rubato, a volte frettoloso, alcuni usciti bene, altri meno, tutti ugualmente importanti. Un momento di allegria, un brillio nel solito grigiore quotidiano, una coccola dopo una giornata dura. Su Instagram un hashtag al solito citazionista, #unafragolaanatale.


A dir la verità, nel momento in cui ho preso questa decisione, sono stata la prima a non credere che sarei riuscita ad arrivare fino in fondo. Ma poi ci ho preso gusto: si trattava di un impegno, ma anche di una distrazione dal solito tran tran, un gioco con cui riscoprire sensazioni che credevo smarrite.

Miracoli ovviamente non ce ne sono stati, ché non vivo in un film di Frank Capra e le miserie quotidiane sono dietro l’angolo, ma, giunta all’ultima casellina di questo personale calendario dell’avvento, posso dire che la missione è compiuta. Questo dicembre sarebbe passato incolore e insapore e, mio malgrado, avrebbe forse sancito il mio passaggio definitivo alla parte più brutta dell’essere adulti. E invece ogni giorno si è trasformato in una ricerca, in una piccola avventura, in un attimo da ricordare sempre. Una Fragola a Natale, in qualche modo, mi ha salvato, aiutandomi a recuperare quello stupore e quel candore dell’infanzia che non vorrei perdere mai. Mi sono ritrovata a sorridere per una stella al sapore di cannella, a canticchiare le canzoncine natalizie mentre tornavo a casa da lavoro, a desiderare ardentemente di avere un alberello anche in casa con la coinquilina, a uscire la mattina con la voglia di respirare l’aria frizzante che c’è a quell’ora, ad ammirare incantata le vetrine, a non affrontare più le giornate sempre e solo con un muso lungo, ma con un sorriso che male non fa mai.



E il Natale finalmente è arrivato e non sto più nella pelle. E nonostante tante cose non vadano nella mia vita, questo dicembre mi ha visto più “leggera”. Quella leggerezza che ti dice che la felicità, umanamente imperfetta e preziosa in quanto tale, è raggiungibile, che amare è una cosa semplice (ciao Tiziano ciao) e ci vuole solo il tempo giusto (e magari anche le persone giuste), che non si è mai soli se ci sono persone che ti amano e te lo fanno sentire anche a chilometri di distanza, che una possibilità disillusa non è mai un’esperienza inutile, che la prossima sarà quella giusta per te, che ti fa pensare che finalmente tutto è di nuovo possibile.



E allora il mio augurio per voi è di poter avere un Natale all’insegna della leggerezza, che rende il cuore meno pesante e il sorriso all’ordine del giorno. Tutto quello che desiderate poi verrà da sé. Basta crederci.

Non mi resta che augurare Buon Natale a tutti voi!

christmas-una-fragola-al-giorno-2014

Una Fragola al cinema: Magic in the Moonlight

$
0
0

magic-in-the-moonlight-colin-firth-emma-stone1

Woody Allenè come il Natale, quando arriva arriva. Anche quest’anno non ci fa mancare una sua pellicola dal titolo sognante, Magic in the Moonlight. E pur dovendo constatare ancora una volta che i fasti del miglior Allen sono lontani, Magic in the Moonlight si rivela un film molto piacevole, delizioso in diverse sue parti, nel quale si ritrovano, sebbene in tono minore, tutte quelle caratteristiche del cinema alleniano che tanto abbiamo imparato ad amare. A completare le note positive del film i due attori protagonisti, Emma Stone nei panni di una graziosa sensitiva e un Colin Firth misantropo e più affascinante che mai, e la costa del sud della Francia da cartolina.

magic-in-the-moonlight-locandina

 

 

 

 

 

Titolo: Magic in the Moonlight
Regia: Woody Allen
Anno: 2014
Paese: USA
Cast: Colin Firth, Emma Stone, Simon McBurney, Eileen Atkins, Hamish Linklater

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1928 il famoso illusionista Wei Ling Soo, nome d’arte sotto il quale si nasconde l’inglese Stanley Crawford, viene chiamato dal suo amico prestigiatore Howard per smascherare una giovane sensitiva. La ragazza, di nome Sophie Baker, ha infatti completamente stregato una ricca famiglia della Costa Azzurra, strappando addirittura una proposta di matrimonio dal più giovane dei membri, e li ha convinti sulla possibilità di predire il futuro e parlare con i cari estinti. Misantropo della peggior specie, Stanley rimane fin da subito folgorato dalla giovane, piena di giovinezza, brio e astuzia, ma cerca in tutti i modi di scoprire quale sia il suo trucco, incapace di ammettere che Sophie abbia dei veri poteri. Ovviamente il trucco c’è, ma la vera magia sarà quella che nascerà tra i due.

Magic in the Moonlight 1

In questo film Allen torna in Europa e alle atmosfere anni ‘20 che tanto avevano fatto la fortuna di Midnight in Paris, insieme all’elemento del magico e dell’illusione già presenti in suoi film come Scoop e La maledizione dello scorpione di giada. Le atmosfere e i luoghi del film, realizzati attraverso una fotografia sognante e dai toni imbevuti di sole che ben si sposa con il candore della giovane Sophie e dà a tutto quella magica patina vintage, sono i più adatti alla storia raccontata: a quel tempo, infatti, la Francia del Sud era il luogo di villeggiatura di moltissime famiglie benestanti inglesi e americane, terreno fertile per imbonitori e illusionisti. Tra charleston e champagne si muovono due personaggi dai tratti carichi ed eccentrici. Stanley Crawfordè un petulante amante delle ragione e della concretezza a ogni costo, che fa della sua maestria nell’arte dell’illusione il mezzo con cui manifestare tutto il suo disprezzo per il genere umano e il cinismo verso una vita che non sembra mai regalargli nulla di  piacevole, mero passaggio su questa terra di un uomo con i piedi saldamente piantati al suolo. Sophie Bakerè un peperino dall’aria trasognata, una ragazza incantevole che gioca molto con il suo fascino da enfant terrible per volgere le cose a suo piacere, ma che sa stupirti con modi naif ed entusiasti di fronte a quello che la vita le offre. Il loro incontro dara inizio a uno scambio ininterrotto di battute e battibecchi con cui i due tenteranno di difendere la loro visione del mondo e dell’esistenza umana, senza rendersi conto che ogni loro confronto intaccherà di volta in volta le loro idee e convinzioni, spingendoli a cambiare e a vedere ogni cosa con occhi nuovi e a cadere nella trappola romantica che il destino ha preservato per loro, in barba alla logica più schiacciante. Sarà Stanley, naturalmente, quello che verrà maggiormente colpito dall’incontro con Sophie, la quale riuscirà a spingerlo ad aprirsi a quei sentimenti di cui l’uomo non aveva mai saputo cosa farsene a punto da ritenerli addirittura inutili. La canzone di apertura del film, “You do something to me” cantata da Cole Porter, è esplicativa della trasformazione che avverrà nel famoso illusionista, ma anche del potere magico che l’amore opera in ognuno di noi. Niente di eccessivamente sdolcinato, naturalmente: il cinismo del personaggio non retrocederà di un passo nemmeno di fronte a una proposta di matrimonio.

magic-in-the-moonlight-scena

Se i due personaggi paiono ricalcare le mosse di altri protagonisti di Allen, la loro collaudata contrapposizione si fa complementare, perfetta per creare quel gioco da rom-com sugli opposti che si attraggono che potrà apparire scontata e piuttosto banale, ma che in questo caso viene contrassegnata da una marca stilistica di livello, con dialoghi curati nel dettaglio e mai banali, battute calzanti e incisi  sempre appropriati, che arrivano al momento giusto, quando proprio te li aspetti. A questo si aggiunge l’interpretazione di attori come Colin Firth e Emma Stone, che tengono il ritmo del film e le sue fila altrimenti poco coese. Colin Firth dove lo metti sta bene, ma come misantropo snob inglese degli anni ‘20 è assolutamente affascinante e irresistibile. La sua controparte femminile Emma Stoneè una delizia non solo per gli occhi, un ninfa che si muove con grazia ma anche con una buona dose di autoironia e consapevolezza di sé, rendendola piacevole ma mai stucchevole o, peggio, una macchietta.

Magic-in-the-Moonlight-Emma-Stone

La piacevolezza che questi elementi donano al film non impedisce comunque di vedere gli evidenti limiti di una produzione che ormai sembra ripetersi stancamente in schemi sempre molto simili e autoreferenziali. Dopo aver tentato di dare uno sguardo diverso, al femminile e in un presente fatto di crisi economiche e non, con Blue Jasmine, Allen decide di tornare su un terreno che conosce bene e che gli comporta il minimo impegno, realizzando il compitino senza dare ulteriore spessore alla sua opera che già presenta delle basi tutto sommato promettenti. Il risultato è un film che ruota sul duetto pungente e e totalmente inglobante la scena dei due attori protagonisti e che lascia sfocato tutto il resto, un lavoro che avrebbe bisogno di un ulteriore spessore e ordine narrativo.

magic-in-the-moonlight-scena 2

Ciononostante, senza girarci troppo attorno, Magic in the Moonlight ha il pregio di quei film dal tocco leggero ed elegante, dalle aspirazioni di puro intrattenimento purché fatto con intelligenza, che “rassicurano” lo spettatore proprio nella sua schematicità ciclica. L’intento è fin da subito chiaro: si tratta di una commedia dalle velleità romantiche, leggera ma con stile, ché si parla sempre di Allen e la scrittura è lì a testimoniare una qualità tutt’altro che scontata in questi tempi, dove la magia e i trucchi da prestigiatore sono strumenti per creare un’atmosfera di fuga dalla realtà e dalla vita quotidiana, in cui rifugiarsi per un paio di ore e lasciarsi andare a sogni ad occhi aperti. Una vicenda di altri tempi dove trovano espressione tutti i temi cari ad Allen, dalla misantropia allo scontro continuo tra ragione e sentimento in un tentativo, puntualmente fallito, di spiegare l’amore tramite l’intelletto e l’uso della fredda logica, ma che è soprattutto una difesa dei sogni e del piacere squisitamente umano di evitare di sapere troppo della vita, per paura che quest’ultima si spogli di tutti i suoi incantesimi e ci appaia davvero priva di senso.

_TFJ0034.NEF

Magic in the Moonlight non è il miglior film di Allen, né uno dei migliori e men che meno uno dei più innovativi, e farà storcere il naso a molti alleniani della prima ora e anche della seconda. Eppure lo stile c’è e insieme alla realizzazione e alla storia del film ripagano lo spettatore che ne accetta le premesse evidenti fin dai primi minuti del film. Una rom-com di qualità, un gioco intellettuale e ironico sulle illusioni dell’amore e della realtà in cui viviamo, con cui concedersi un momento di spensieratezza… nella speranza, però, che il prossimo film di Allen riesca a darci qualcosa di più.

Voto: 7


Il 2014 in Top: Top 5 Best Books of 2014

$
0
0

top_2014

Siamo alle battute finali di questo 2014, un anno che ci ha portato novità, conferme, visioni, letture, avventure e persino qualche delusione. Dati gli argomenti trattati in questo spazio, ho deciso di concentrare il mio 2014 in 3 Topdedicate alle migliori serie tv seguite, ai migliori libri letti e i migliori film visti. Un modo per fare un riepilogo e commentare con voi cosa ci piaciuto o meno nei 12 mesi trascorsi e magari fare appunti o annotazioni e aiutare quelli che di voi, ad un certo punto, hanno perso il filo a ritrovare spunti e stimoli per il prossimo anno, ché a recuperare si fa sempre in tempo e le nostre wishlist sono pozzi delle meraviglie senza più fondo.

bannerrecommendationmonday2

Approfittando dell’ultimo Recommendation Monday dell’anno, la prima top a inaugurare le danze è proprio quella dei 5 libri più belli letti nel 2014. Si parte.

 

numero5


Stupore e tremori di Amelie Nothomb

 

Dopo anni di indecisione, ho finalmente deciso di leggere questo libricino e di avvicinarmi alla scrittura di Nothomb. Quello che vi ho trovato dentro è stato un vero e proprio pugno nello stomaco e una storia scomoda, intrigante, dai tratti crudi ma anche fortemente ironici, insieme a uno stile scorrevole, fluido, animato da un'ironia intelligente e caustica e da momenti di studiata e irriverente drammaticità. Uno sguardo pungente sulla società nipponica, sulle gerarchie e gli "stupori e tremori" su cui si basa il mondo del lavoro, sulla condizione della donna nel Sol Levante, a cui ingessano il cervello e il cuore. Leggerò di sicuro altro di suo.

numero4 
La bellezza delle cose fragilidi Taiye Selasi

 

Uno dei libri più sofferti letti quest’anno. Una storia familiare che si intreccia con la vicende di nazioni e popoli, una ricerca della propria identità che passa per il dolore, il silenzio e la solitudine, ma rinvigorisce in una riscoperta delle proprie radici e nell’accettazione di quanto ciò che c’è di bello nel mondo è anche incredibilmente imperfetto e fragile. Un romanzo affatto semplice ma capace di regalare emozioni e riflessioni intense. Ve ne ho parlato QUI.

numero3 
Sofia si veste sempre di nerodi Paolo Cognetti

 

Quest’anno ho deciso di leggere qualcosa di italiano e devo dire di essere stata molto fortunata perché ho avuto la possibilità di conoscere la scrittura di Paolo Cognetti. Sofia si veste sempre di neroè un romanzo di racconti in cui l’autore ricostruisce un universo totalmente femminile con una grazia tutta particolare, una storia ricca di suggestioni raccontata con uno stile semplice, pulito, ma anche altamente evocativo e dalla grande potenza espressiva. Una bellissima scoperta. Ve ne ho parlato QUI.

numero2 
Un polpo alla gola di Zerocalcare

 

Zerocalcare è semplicemente un grande. Nelle sue storie è impossibile non riconoscere traumi infantili e “tristi” realtà di una generazione che è la nostra, mentre è impossibile non constatare il talento di Michele Reich non solo come disegnatore ma come storyteller. Si ride tanto con le sue storie, ma riusciamo anche a commuoverci e, arrivati all’ultima tavola, gli spunti di riflessione non mancano mai. Un polpo alla golaè un libro in cui la narrazione intelligente e delicata di Zerocalcare trova terreno fertile in una delle memorie dell’infanzia di cui è pieno l’album dei ricordi di tutti noi, svelando quelle che sono le paure e le incertezze di tutti noi.

numero1
Stoner di John Williams

 

Stoner è un libro bellissimo. Una storia assolutamente non sensazionale, che apparentemente non mostra di avere nulla di speciale – l’ordinaria vita di un professore di un’università minore americana – ma che, in realtà, nasconde un universo meraviglioso fatto di poesia, amore per il sapere, sentimenti sinceri, dolori profondi ma mai urlati, intelligenze e sensibilità acute, un mondo interiore che risplende in barba al grigio che lo circonda. Stoner è un personaggio solo all’apparenza muto e insignificante, rivelandosi invece uno dei personaggi migliori delle letteratura internazionale, di quelli che vorresti tano conoscere di persona. Un libro dalla prosa elegante e dalle vicende ricche di grazia e commozione. Se non l’avete ancora letto, mettetelo subito nella vostra wishlist del 2015! Ve ne ho parlato QUI.

copertina-stupore-e-tremori  La-bellezza-delle-cose-fragili-Taiye-Selasi-cover-

  Copertina-di-Sofia-si-veste-sempre-di-nero-minimum-fax-2012 coverpolpodef

stoner williams

Buone letture!!

Il 2014 in top: Top 5 Best Tv Series of 2014

$
0
0

top_2014

Nuova Top 5 per l’anno che ci sta lasciando, questa volta dedicata alle mie adorate serie televisive. Mentre in questi giorni mi trovo impegnata ai famosi recuperoni vacanzieri, come ogni serial addicted che si rispetti, ecco quali sono le serie che ho eletto come le migliori del 2014.

numero5
The Affair

 

Metti un tradimento e un omicidio misterioso, due famiglie con una moltitudine di incomprensioni e bugie e, sullo sfondo, una lunga e strana estate negli Hamptons. The Affair raccoglie il meglio dei generi thriller e drama per dare vita a una storia intrigante e coinvolgente. La scrittura curata nel dettaglio trova la sua massima espressione nella realizzazione attraverso due punti di vista (Lui e Lei, amanti e complici) che confondono, divergono, si incontrano e gettano l’ombra del dubbio su quello che stiamo guardando, rendendo la verità delle cose più labile che mai. Alle atmosfere cariche di angoscia e mistero si aggiungono le ottime interpretazioni degli attori protagonisti - Ruth Wilson, Dominic West, Joshua Jackson, Maura Tierney – che alzano il tiro regalandoci scene intense e dalla grande carica drammatica. Una delle produzioni migliori di questo autunno, se non addirittura la migliore tra le novità in circolazione. Ve ne ho parlato QUI.

the-affair-season 1

 

numero4 
The Leftovers

 

La serie dell’estate 2014. All’improvviso il 2 % della popolazione scompare nel nulla e a fare i conti con questa misteriosa scomparsa sono i sopravvissuti. Tra i personaggi più odiati ci sono i Gultiy Remnants, inquietanti omini in bianco tra cui troviamo una Liv Tayler meno elfa e più incazzata. Non manca poi il figo eroe della situazione Kevin Garvey, interpretato da Justin Theroux, le cui vicende e miserie hanno particolarmente smosso i moti del nostro animo. Una serie che emana un senso disperato di angoscia da ogni dove, animata da personaggi tormentati e da un mistero che sembra destinato a rimanere tale. La prima stagione ci lascia con molti interrogativi, ma soprattutto con una gran voglia di scoprire cosa avverrà poi. Ve ne ho parlato QUI.

Justin_Theroux_The_Leftovers

numero3
Gomorra

 

Non avrei mai potuto lasciare fuori da questa classifica la migliore serie italiana in circolazione, forse l’unica da prendere realmente in considerazione quando si parla di “serie tv”. Ispirata al libro di Saviano, Gomorra è un prodotto di qualità, dal realismo crudo ed estremo, ottimamente scritta, ottimamente realizzata e ottimamente interpretata da tutti gli attori in gioco, con menzione particolare per Marco D’Amore e Salvatore Esposito. Il successo enorme che la serie ha avuto, al punto da diventare un vero e proprio fenomeno di costume, è da vedersi come una grande rivincita e la dimostrazione che una via diversa rispetto alla fiction di bassa qualità che imperversa sulla nostra tv è possibile. Ve ne ho parlato QUI.

gomorra_ciro_genny

numero2 
Fargo

 

Ispirata al celebre film dei frateli Coen, Fargo è una delle più belle miniserie in circolazione, a mio parere la migliore di quest’anno. Le vicende narrate ricalcano le atmosfere del film, dalle desolate lande di ghiaccio del Minnesota a quel senso di claustrofobica inquietudine che sembrano emanare le case, le strade, la gente dei luoghi della serie, e riprendono l’umorismo nero tipico dei Coen, così nero da far male. Tra gli attori, un fantastico Martin Freeman, nei panni dell’assicuratore sfigato che si rivela un violento assassino, e Billy Bob Thorton, meraviglioso nella parte del serial killer sociopatico, insieme a Colin Hanks e una delle rivelazioni di quest’anno telefilmico, Allison Tolman, bravissima nel ruolo dell’agente di polizia Molly Solverson, l’unica in grado di vedere cosa si nasconde dietro alla cortina e gi efferati omicidi che turbano la fin troppo quieta vita della sua cittadina. Dieci episodi che paiono un unico grande film contenente l’intero universo Coen e anche qualcosina di più. Ve ne ho parlato QUI.

fargo1

numero1 
True Detective

 

Non smetterò mai di ripetere quanto mi sia piaciuto True Detective né smetterò di consigliarla a chiunque mi chieda un suggerimento su serie tv e affini. Dovete guardarla per capire tutto il fascino che questa serie possiede. I terribili delitti alla base delle indagini dei detective Rust Cohle e Marty Hart sono solo l’inizio di un viaggio tra il mistico e il visionario, una riflessione sul bene e il male e le facce che assumono, sulla vita e la morte e il senso di entrambi, lungo 8 episodi, uno più bello dell’altro. Due protagonisti ormai votati all’iconicità, in particolare il Rust Cohle interpretato da Matthew Mc Conaughey che-quanto-è-bravo-manco-ve-lo-sto-a-ripetere. Una serie che è già cult e ve ne ho parlato QUI. Il primo post è tutto suo.

true detective finale

E le vostre quali sono? Buona visione!

Il 2014 in Top: Top 5 Best Movies of 2014

$
0
0

top_2014

Ultima top per salutare il 2014. A chiudere l’anno ci pensano le migliori pellicole viste quest’anno, i film che mi hanno colpito di più e che ho più amato, anche se non per motivi prettamente “tecnici”, ma solo spinti dalle belle sensazioni che questi mi hanno regalato. Probabilmente qualcuno dei vostri preferiti o degli imperdibili mancherà, ma nel caso in cui non me li sia persi – e la cosa mi capita perché ho ancora die recuperi da fare – semplicemente si tratta di film sicuramente apprezzati ma che godono di posizioni più basse in classifica. Detto questo… Azione!

numero5


 Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée

 

A inizio 2014 abbiamo la possibilità di assistere alla bravura incredibile di Matthew McConaughey, sancendone il suo anno d’oro, e al talento di Jared Leto. I due interpretano meravigliosamente due personaggi difficili e contrapposti, per una storia dura e toccante, senza però scadere in cliché triti e ritriti alla melassa. Un gran bel film di cui vi ho parlato QUI.

AMF_7277 (341 of 376).NEF

 

numero4 
 Gone Girl – L’amore bugiardo di David Fincher

 

L’amore secondo David Fincher. Un thriller di due ore e mezza che riesce a non stancarti nemmeno per un secondo. Fincher realizza un mistero dentro al mistero, come in una scatola cinese, per confondere lo spettatore e alzare sempre più il senso di inquietudine e il dubbio che dilaga per tutto il film. La vicenda della coppia protagonista, con una Rosamund Pike da urlo nei panni della psicopatica, offre anche lo spunto per analizzare da vicino quel grande circo mediatico che è la tv del dolore. Le conclusioni, poi, sono tutte dello spettatore, ma la prima e più importante è che la pellicola che abbiamo appena visto è davvero qualcosa di notevole.

gone-girl-df-01826cc_rgb

numero3
Grand Budapest Hotel di Wes Anderson

 

Un gioiellino il film di Wes Anderson, ispirato ai romanzi di Stephen Zweig, dall’estetica impeccabile e dalla storia divertente, commovente e delicata, dalle tonalità pastello come quelle dei courtesan au chocolat di Mr Mendl preparati da Agatha con tanto amore.

THE-GRAND-BUDAPEST-HOTEL-How-To-Make-a-Courtesan-au-Chocolat-YouTube

numero2 
The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese

 

Per un pelo manca il primo posto, ma il film di Scorsese con Di Caprio è qualcosa che va oltre ogni classifica: eccentrico, smisurato, esagerato, sboccato, goliardico, geniale. Scorsese fa del grottesco e del funambolico le chiavi con cui leggere la storia del broker più  spregiudicato di tutta Wall Street, con un Di Caprio chiamato a interpretarlo istrionico ed eccezionale. In una parola, epico. Ve ne ho parlato QUI.

THE WOLF OF WALL STREET

numero1 
Her di Spike Jonze

 

Ho tanto amato questo film che sono finita a rivederlo almeno due volte, e non è una cosa che faccio spesso. Spike Jonze ci regala una pellicola sorprendente, intelligente ed emozionante, uno sguardo sull’amore e le relazioni che, dietro la maschera di un futuro avveniristico rappresentato dalla “macchina” di nome Samantha, si rivela attuale più che mai. Joaquin Phoenix è straordinariamente tenero e commovente, la colonna sonora, tra cui spicca The Moon Song di Karen O, ricca di sonorità indie ed elettroniche, le ambientazioni e la fotografia rendono giustizia al talento del regista. Un film semplicemente bellissimo, ve ne ho parlato QUI,  per me il miglior rappresentante cinematografico del 2014.

her-joaquin-phoenix-14

 

Con questa top siamo giunti alla fine. Stasera brinderemo tutti all’arrivo di un 2015, che io vi auguro ricco di belle letture, nuovi telefilm da cui essere dipendenti, ottime visioni dalle poltroncine del vostro cinema preferito. Ma soprattutto, vi auguro un anno nuovo in grado di portarvi tutto ciò che desiderate, un anno felice, sereno e - perché no - persino sorprendente. Buon Anno Nuovo a tutti!

Cominciamo bene: un anno sul blog e i miei buoni propositi da blogger…

$
0
0

2015

Un nuovo annoè cominciato, anche qui su Una Fragola al Giorno. E mentre attendiamo di scoprire cosa riserva il futuro di questo blog, che quest’anno compirà – udite, udite – cinque anni, facciamo un bel riepilogo di cosa è successo nei 12 mesi trascorsi.

Non è stato un anno facile, il 2014. Nuovi ritmi di vita mi hanno portato ad allontanarmi a periodi alterni dal blog e sono ancora in fase di transito per capire come farci stare nel poco tempo libero che ho a disposizione tutte le cose che voglio dire. Ma Una Fragola al Giorno è un pensiero sempre presente nella mia vita, un progetto che mi ha dato tanto, soprattutto nei giorni bui, e continua a darmi tanto anche quando scrivo un solo post a settimana. Un progetto che voglio continuare a far crescere, tra alti e bassi, e che spero riesca ancora a incontrare il vostro apprezzamento e favore.

Anche quest’anno ci sono stati cambi di rotta e aggiornamenti tra le rubriche: sono in cerca di nuovi modi di comunicare, nuove vie e strade per esprimermi ed è probabile che da qui a dicembre 2015 ci saranno ulteriori evoluzioni e cambiamenti. Ci sono le rubriche di sempre come Recommendation Monday e Una Fragola al Mese che cerco di non perdermi mai, altre come La Recensione del mese stanno vivendo momenti altalenanti, ma l’idea è di regolarizzare il più possibile la loro frequenza sul blog. Per quanto riguarda la rubrica sui telefilm, sto lavorando per renderlo un appuntamento con i momenti salienti delle serie viste durante la settimana, un modo più veloce e disinvolto per discutere con voi della nostra comune dipendenza da serie tv. Una Fragola al cinema e Serie Tv procedono poi come sempre, in piena libertà: quando sono ispirata vi recensirei anche la mia lista della spesa, insomma, ma cerco di tenervi sempre aggiornati sulle ultime cose viste. Le novità del 2014 sono state un ulteriore tentativo di rendere il blog uno spazio in cui ospitare idee e ispirazioni: Books in the Kitchen, al momento in pausa ma che spero di riprendere quanto prima, insieme a Book Wishlist Inspiration Board e la recentissima Due cose Due, che torneranno prestissimo su questi schermi.

In definitiva, qui su Una Fragola al Giorno non ci si annoia mai. E a tal proposito, poiché i miei lettori mi sono sempre molto cari e il vostro parere è per me sempre importantissimo, vi anticipo che in prossimità del quinto compliblog preparerò un breve questionario per saperne di più su cosa pensate di Una Fragola al Giorno e per raccogliere i vostri commenti, opinioni e suggerimenti. Se ne avrete voglia, sarò felice di leggere le vostre risposte.

new day

Arrivati a questo punto, non mancando di autoreferenzialità questo post, rispolvero il buon vecchio One Year Blog Tag e via con i migliori post di UFG mese per mese.

Gennaio: abbiamo fatto un simpatico e nostalgico viaggio nel passato con le 10 cose degli anni ‘90 che ci mancano di più

Febbraio: non ci siamo fatti mancare 10 motivi per guardare il festival di Sanremo… masochismo incluso…

Marzo: sputtanarsi allegramente sul blog non è mai stato così facile come quando vi ho confessato i miei programmi tv vergogna

Aprile: in occasione della Giornata Mondiale del Libro, vi ho elencato i miei 10 libri che “vorrei ma non riesco”

Maggio: abbiamo guardato Gomorra e ci è piaciuto tanto #staisenzapensieri

Giugno: abbiamo amato Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti

Luglio: i miei consigli sui film estivi da vedere anche con 40 gradi all’ombra

Agosto: abbiamo viaggiato intorno al mondo in compagnia dei libri e delle mete letterarie più belle

Settembre: tornano le serie tv e con loro il mio fantastico calendario

Ottobre: i momenti seriali che avete più amato sono qui

Novembre: parte Due cose Due e sembra che l’idea vi piaccia

Dicembre: ci siamo riconosciuti, chi più chi meno, nei vizi e difetti di ogni Series Addicted che si rispetti

1. La recensione più difficile da scrivere?

La bellezza delle cose fragili. Una lettura molto bella ma anche complessa, le cose da dire erano molte ma spesso non si facevano afferrare e, in effetti, non credo di aver detto tutto quello che avevo da dire su questo libro. Non posso fare altro che consigliarvelo caldamente.

2. La recensione nata con estrema spontaneità in pochi minuti?

Quella su The Wolf of Wall Street. Ero così entusiasta del film che scriverne è stato facile e divertente.

3. Il post più famoso e più commentato?

A dar retta a Blogger, pare sia uno dei miei Recommendation Monday: Consiglia un libro dalla copertina blu

4. Il post a cui sei più legato?

Quello su Lost. Ah, la lostalgia canaglia…

5. Il mese più attivo?

Gennaio. Ero partita alla grande, grazie anche al molto tempo a disposizione di quel mese. Ben 15 post!

6. Il mese più "morto"?

Giugno, con solo 7 post. Nel bel mezzo di un trasferimento e un cambio di lavoro, viaggi continui tra una città e l’altra, mi stupisco anche sia riuscita a scrivere qualcosa! 

7. Il 2014 in 3 parole

Intricato. Itinerante. Inaspettato.

--------------------------

Per concludere, vi segnalo anche quest’anno la fantastica Women Challenge di Peek a Book! La sfida, giunta alla terza edizione, ha l’obiettivo di invogliarci a leggere più libri scritti da donne, di qualsiasi genere siano.

Per partecipare, è possibile decidere tra quattro livelli di difficoltà:

Livello 1: BABY GIRL - leggi 5 libri scritti da un'autrice donna
Livello 2: GIRLS POWER - leggi da 6 a 15 libri scritti da un'autrice donna
Livello 3: SUPER GIRL - leggi da 16 a 20 libri scritti da un'autrice donna
Livello 4: WONDER WOMAN - leggi più di 20 libri scritti da un'autrice donna

Regole:

* chiunque può partecipare;
* non è necessario avere un blog per partecipare. Se non hai un blog lasciami cortesemente un commento con un link (se le pubblichi da qualche parte) alle tue recensioni o con la lista dei libri che leggerai man mano e il livello che hai scelto;
* è permessa la lettura di audiolibri, e-books, libri "normali" e riletture;
* per i blogger: crea un post di iscrizione (tipo questo che ho scritto io) e posta il link sul Linky che trovi qui sotto;
* la sfida durerà dal 1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2015.
* a questo link trovate il post in cui linkare tutte le vostre recensioni relative alla sfida.

Io per due anni sono riuscita a raggiungere il livello BABY GIRL e ne sono contenta nonostante sia il livello più semplice, perché da quando ho intrapreso questa sfida ho avuto il giusto stimolo per scoprire nuove interessanti scrittrici e aggiungere un po’ di “rosa” nella mia libreria.

Quest’anno, come buon proposito, punto al livello GIRLS POWER… fingers crossed e speriamo di fare tante belle letture!

 

E con questo è tutto… caro 2015, a noi due!

Fragola al cinema: L’amore bugiardo – Gone Girl

$
0
0

gone-girl-df-01826cc_rgb

Gone Girl, l’amore secondo David Fincher. L’ultimo film del regista di Fight Club e The Social Network, tratto dall’omonimo romanzo di Gillian Flynn, è il racconto di una storia dalle tinte e strutture tipiche del thriller, ma che, sintetizzando abilmente linguaggi e generi, dal pulp all’horror alla satira di costume, riesce a trasformarsi in qualcosa d’altro e unico. A orchestrare sulla scena il gioco di intrigo e mistero messo su da Fincher c’è la coppia Ben Affleck e Rosamund Pike, convincente lui e strepitosa lei, capaci di impersonare i due machiavellici coniugi protagonisti al meglio delle loro potenzialità. Una pellicola dall’accurato ingranaggio e dalla grande tensione drammatica, in grado di stupire fino alla fine.

gone girl locandina

 

 

 

 

Titolo: L’amore bugiardo – Gone Girl
Regia: David Fincher
Anno: 2014
Paese: USA
Cast: Ben Affleck, Rosamund Pike,
Neil Patrick Harris, Carrie Coon,
Tyler Perry, Kim Dickens

 

 

 

 

 

 

 

 

Il film è incentrato sulle vicende che vedono protagonisti la coppia marito e moglie Nick e Amy Dunne. Una coppia all’apparenza perfetta, entrambi amanti della scrittura, intelligenti, dai modi newyorchesi e con una bella casa, trasferitesi nel Missouri per stare vicino alla madre malata di cancro di lui e che hanno poi deciso di fare di quella casa la base della loro vita felice. Peccato che, scavando a fondo, si scopriranno disagi e disastri, la mancanza di lavoro di entrambi per via della crisi, la fuga dalla città per un luogo più economico e dove poter ripartire con un’esistenza di tono più basso ma sicuro, la routine familiare che deteriora il legame, la solitudine, il senso di abbandono, le incomprensioni, le bugie e i tradimenti. Una mattina come tante Amy scompare misteriosamente. Rapimento, fuga, omicidio… le ipotesi sono diverse e si affastellano nella mente di Nick e di chi si occupa delle prime indagini. Ma mentre le ore e i giorni passano e le ricerche e le indagini non sembrano portare da nessuna parte, un’idea comincia a insinuarsi, alimentata anche da una macchina mediatica che esaspera e spettacolarizza la vicenda: e se Amy non fosse scomparsa o aggredita da un misterioso criminale, ma fosse stata uccisa da Nick? Tutti gli indizi sembrano portare a lui e dargli un movente più che valido, nel desiderio di sbarazzarsi della moglie, per di più incinta, e coprire la sua infedeltà coniugale. Un omicidio da manuale, quello della moglie per mano del marito. Eppure tutto appare troppo perfetto, preciso al dettaglio, e proprio mentre cominciamo a credere che sia davvero Nick il cattivo della situazione, ecco che vengono a galla le incrinature e i difetti di un piano diabolico, e sarà proprio Amy a svelarci il mistero, pezzo per pezzo, fino a un finale imprevedibile.

gone-girl-movie-reviews-facebook-new-york-film-festival-2014-gone-girl-review

Il matrimonio e le relazioni sono al centro dell’analisi di Fincher, nel tentativo di scardinare una delle ultime certezze della società attuale, mettendone in evidenza vizi e difetti. Nick e Amy ci vengono presentati come due persone che si sono amate molto ma che amano molto di più se stessi, due egocentrici intenti ad assecondare i loro desideri, ben contenti quando le due volontà riescono a collidere e incuranti dell’altro se il volere dell’uno soprassiede l’altro. La crisi non risparmia neppure gli innamorati o chi si professa come tale: con la perdita del lavoro e di buona parte dei loro soldi la loro vita in due, finora ricca di stimoli e distrazioni, si trasforma in una gabbia di monotonia e rancori malcelati, in cui riversare l’uno contro l’altro le proprie infelicità. Il trasferimento da New York, simbolo della loro vita precedente, a una cittadina qualsiasi del Missouri diventa allora un tentativo di fuga e per Nick un rifugio in seno alla rassicurazione più grande di tutti, la famiglia, impersonata soprattutto dalla sorella gemella Margo. Per Amy il Missouri, però, è la goccia che fa traboccare il vaso, l’elemento scatenante un piano tanto folle quanto geniale.

gone girl 1

Il piano appare tanto impeccabile che Fincher non può fare a meno di assecondarlo: per tutta la prima parte del film, lo sguardo che ci viene offerto è quello dell’inconsapevole Nick alle prese con un mistero angosciante e rivelazioni di volta in volta sorprendenti, che confondono e gettano nel dubbio non solo i personaggi ma anche il pubblico in sala, mentre la pellicola snocciola tutte le accezioni e declinazioni del thriller eseguito alla perfezione. Ma alla comparsa di Amy tutto è ribaltato è il film si tramuta in qualcosa d’altro, mentre il regista allarga il suo sguardo e struttura una narrazione che si fa contorta, intricata, multi sfaccettata, eclettica, tentacolare.

gone-girl-lamore-bugiardo-film

L’apparizione di Amy sulla scena sposta nuovamente il baricentro del film dal giallo investigativo, che vede Nick come il sospettato numero, a una riflessione sui legami umani all’interno della società e del loro riflesso quasi sempre distorto che ne risulta. Il grande circo mediatico che si sviluppa attorno al caso porta a un’evidente esagerazione, ad accentuare i contrasti e rendere ancora più torbidi i chiaroscuri della vicenda. La tv del dolore, con tanto di Barbara D’Urso americana, a cui il pubblico pare averci fatto l’abitudine, spettacolarizza ed inganna, schermandosi dietro a una manichea ricerca della verità millantata da qualsiasi media sia disposto ad accogliere la storia. Quello che però colpisce di più non è tanto la strumentalizzazione da parte dei media della vita di persone comuni, quanto la capacità di quest’ultime di essere in grado a loro volta di sfruttare questi canali a loro vantaggio, consapevoli ormai delle potenzialità che questi offrono. In questa ottica vanno visti i dettagli che Amy studia con attenzione – il diario, gli acquisiti esagerati con le carte di credito, la finta amicizia con la vicina di casa tonta – per dare di sé l’immagine della moglie tradita e maltrattata, e la mossa astuta di Nick di apparire in un famoso talk show per rispondere con naturalezza alle accuse e lanciare il suo messaggio di innocenza forte e chiaro. La padronanza che entrambi dimostrano di avere dei media è non solo disturbante ma probabilmente si tratta dello spunto più interessante del film, di cui Fincher arriva a toccare la parte più profonda e sensibile, sublimandola in una scena finale che lascia attoniti e si conferma come il quadro più veritiero dei tempi in cui viviamo.

gone girl ben affleck

L’amore bugiardo – Gone Girlè un film labirintico, che miscela con sapienza registri narrativi più cupi, tesi a generare un’atmosfera di alta tensione e inquietudine, con battute e scene da commedia del grottesco insieme a un umorismo dai tratti hitchcockiano, capace di strappare più di un sorriso. L’obiettivo ultimo è quello di generare confusione e un crescente senso di smarrimento nello spettatore, che si ritrova a rimbalzare da una menzogna all’altra, mentre l’alternanza di prospettiva apre nuove strade, lascia nuovi indizi su cui lavorare ancora e ancora, nel tentativo di ricomporre la realtà che di volta in volta appare sempre più complessa e spaventosa. Un percorso non del tutto privo di ostacoli e imperfezioni: l’ultima parte del film, infatti, risente leggermente di questa molteplicità di linee narrative, rendendo il tutto un po’ affrettato e dispersivo e le soluzioni date non sempre chiare e verosimili.

gone girl rosamunde pike

Rosamund Pike nei panni di Amy dà prova di grande talento e bravura, crudele e spietata in qualità di moglie psicopatica, non sbaglia un colpo mai, dall’inizio fino alla fine. La scena con Neil Patrick Harris o le ultime battute finali per credere e rabbrividire. La confusione dello spettatore trova, invece, il suo contraltare in Ben Affleck, che fa il suo e si dimostra convincente nella parte assegnatagli, la cui faccia imbambolata è perfetta per interpretare un marito un po’ vittima degli eventi e un po’ fautore delle sue stesse sfortune, fedifrago e bugiardo quel tanto che basta per instillare il dubbio di essere un uxoricida.

gone-girl-01_1485x612

Controverso e ricco di sfumature, L’amore bugiardo – Gone Girlè un film a metà tra il thriller e il dramma sociale, una storia che continua a porre interrogativi e spunti di riflessione, senza tralasciare nulla dell’intrattenimento che promette. Fincher gioca su piani di lettura diversi, dimostrando grande abilità nel creare una pellicola da poter destinare a un pubblico ampio e variegato che non manca, però, di una continua sperimentazione soprattutto nell’uso dei linguaggi cinematografici e nella realizzazione di un sottotesto articolato e intrigante, dalle numerose chiavi di lettura e altrettante risposte sottili e sfumate. Un film di difficile classificazione e ambizioso, la dimostrazione del talento di David Fincher non solo come regista ma anche come autore, capace di fare del mistero e l’illusione gli unici strumenti con cui comprendere la realtà quotidiana in cui viviamo. Il risultato, terribile e stupefacente che sia, è di quelli che non si dimenticano. E proprio per questo ci piace.

Voto:8

Recommendation Monday: Consiglia un libro che parla di nuovi inizi

$
0
0

bannerrecommendationmonday2

Primo Recomendation Monday del 2015, tutti carichi con il primo tema che è:

consiglia-libro-nuovi-inizi

Nuovo anno, nuovi inizi. Tra i titoli scorti curiosando sui miei scaffali, pensavo a cosa possono significare le parole “nuovo inizio”. In questi giorni di buoni propositi possono davvero intendere di tutto. Ma cosa succede se il nuovo inizio non te l’aspettavi? Se ti ritrovi inconsapevolmente a partire da zero? E cosa succede se magari il nuovo inizio non ti dispiace per nulla? Così per questo primo lunedì di gennaio, in cui siamo già tutti più tristi per la fine delle Feste e il ritorno a scuola/università/lavoro, voglio consigliarvi un libro che saprà strapparvi diversi sorrisi e qualche risata, in cui il nuovo inizio è il punto di partenza di un’avventura familiare divertente e commovente allo stesso tempo. Si parla di Agnes Browne mamma di Brendan O’ Carroll.

recommendation-monday-libro-nuovi-inizi

 

Buona settimana a tutti!

Serie TV: le serie da non perdere nel 2015

$
0
0

nuove-serie-tv-2015

Con l’arrivo del 2015 il mondo delle serie tv propone molte novità che ci faranno compagnia durante questi primi mesi dell’anno. Un periodo davvero intenso, tra grandi ritorni e premiere che suscitano la nostra viva curiosità. Ecco allora una breve WatchList da annotare sul calendario o sulla vostra agenda.

Galavant

galavant

Se siete fan del musical, Galavantè la serie che fa per voi. Quelli della ABC hanno ben pensato di riempire il gap causato dalla lunga pausa di Once Upon a Time con una comedy in chiave musicale di genere fantasy. La serie racconta le gesta di Galavant, un audace eroe determinato a recuperare la sua reputazione e il suo "lieto fine", rovinatogli a seguito del malvagio re Riccardo, che gli ha rubato l'amore della sua vita, Madalena. Un’altra fiaba per l’emittente dei buoni sentimenti, ideata dall’autore di Cars Dan Fogelmane e interpretato da Joshua Sasse (Galavant), Timothy Omundson (King Richard), Mallory Jansen (Madalena). Chi lo sa, forse potrebbe rivelarsi come la nuova tendenza in materia di serie tv. Intanto Galavant è partita i 4 di gennaio e andrà avanti per ben 8 episodi.

 

Agent Carter

AgentCarter

Dall’universo Marvel ecco arrivare Agent Carter, la serie tratta dall’omonimo cortometraggio, che racconta le vicende di Peggy Carter, ufficiale della Strategic Scientific Reserve, la quale dopo la fine della guerra si ritrova a dover bilanciare il suo lavoro con l'assistenza offerta in segreto a Howard Stark, padre del futuro Iron Man, incastrato con l'accusa di aver venduto armi letali al miglior offerente. Per ripulire il nome dell'uomo, trovare i veri responsabili e recuperare le armi, Peggy viene assistita dal fedele maggiordomo di Stark, Edwin Jarvis.Agent Carter, interpretata da Hayley Atwell, va in onda a partire dal 6 gennaio e comprende 8 episodi. E sì, pare ci sarà anche Capitan America, con un cammeo molto particolare, dato che le sue gesta verranno raccontate da uno show radiofonico che fa da sottofondo alle avventure di Peggy. Perché un supereroe in tv male non fa mai.

Empire

empire1

Partita il 7 gennaio, Empire è musical drama dalle sonorità hip hop e le mosse tipiche della soap opera. La storia è quella di Luscious Lyon, ricco impresario musicale a cui vegono diagnosticati 3 anni di vita, durante i quali decide di studiare i duoi tre figli per capire a chi lasciare la sua eredità. La colonna sonora è firmata Timbaland e Taraji P. Henson (Person of Interest), che interpreta l’ex moglie truffatrice del protagonista, l’ha definita come un mix tra Dynasty, Sopranos e Glee.

Togetherness

togethernessserietv-537x350

HBO propone una nuova comedy e siamo sicuri che, trattandosi di una comedy di HBO, il disagio sarà di casa. La serie, in onda dall’11 gennaio, racconta la vicenda di due coppie strampalate e piene di problemi che si ritroveranno costrette a vivere insieme. La serie è targata Jay e Mark Duplass, noti per i loro film indipendenti.

Fortitude

Fortitude-Christopher-Eccleston-16x9-1

Serie britannica in onda dal 29 gennaio, vede come protagonisti Stanley Tucci nei panni dell’investigare sulle tracce di un assassino, Christopher – Nine Doctor – Ecclestone in qualità di scienziato e Sofie Gråbøl, quella di The Killing versione svedese, nel ruolo di Governatore di Fortitude, il luogo dalle temperature e dai paesaggi artici dove si svilupperanno le vicende. L’atmosfera un po’ da “cittadina sepolta dalla neve in cui si verificano avvenimenti inquietanti come un omicidio” potrebbe far pensare alla recentissima e bellissima Fargo, ma confido nel tocco british e in Ecclestone, che non mi ha deluso neppure in The Leftovers e non vedo perché dovrebbe iniziare adesso.

Better Call Saul

better call saul

Giuro, solennemente giuro, che finirò di recuperare Breaking Bad un giorno. Sono molto indietro e chissà se mai questo recuperone vedrà mai la fine. Per questo, per me Saulè un personaggio che conosco solo marginalmente e inserisco questa serie tra le imperdibili di quest’anno perché sarei pazza a non capire chi, invece, ha amato la serie e i suoi personaggi e ritiene questo spin-off come l’eventone televisivo della prima metà del 2015. La serie, come anticipa già il titolo, sarà incentrata sulla figura di Saul Goodman, il losco avvocato di Walter White, e partirà dall’8 febbraio. La serie vanta inoltre, già un record: è il primo spin-off a vedere confermata una seconda stagione ancora prima di andare in onda.

The Last Man on Earth

Personalmente è la serie che mi incuriosisce di più. La serie è ideata e interpretata da Will Forte, comico del Saturday Night Live e protagonista del recente film Nebraska. In questa comedy sci-fi, Forte interpreta Phil Miller, ultimo uomo rimasto sulla Terra dopo che nel 2022 un misterioso evento ha fatto sparire l’intera popolazione umana. Il protagonista andrà alla ricerca di altri segni di vita umana e scoprirà cosa significa vivere in un mondo dove nessuno ti dice cosa e cosa non fare. Il pilot è previsto per il 1 Marzo.

American Crime

american crime

La ABC ha ben deciso di apprendere la lezione lasciata in eredità da True Detective e, avvalendosi dello sceneggiatore John Ridley, Oscar per 12 anni schiavo, a marzo proporrà una serie che racconta di un caso di omicidio a sfondo razziale dal forte impatto emotivo, con protagonisti Felicity Huffman e Timothy Hutton. Elementi sufficienti per dargli una chance.

Marvel’s Daredevil

Daredevil_tv

Dimenticate il film con Ben Affleck. Con la serie targata Marvel si ritorna alle origini. Cieco fin da bambino, l’avvocato Matt Murdock si trasforma in uno degli eroi meno mainstream in circolazione, Daredevil, per dare la caccia ai criminali. l’attore protagonista sarà Charlie Cox(Boardwalk Empire), e vanta anche la partecipazione di Rosario Dawson ad interpretare Claire Temple, un’infermiera che aiuterà il protagonista nel momento del bisogno. La data non è ancora stabilita, ma si parla di maggio. Restiamo in attesa.

 

E i ritorni? Ecco allora le serie di cui si attende più la nuova stagione:

The Americans

the_americans

Terza stagione, in arrivo il 28 gennaio, per la coppia di spie più bella della tv. La seconda stagione, a dirla tutta, non ha mantenuto sempre il livello e la tensione della prima, ma è di sicuro una delle serie più interessanti in circolazione e le premesse ci sono tutte – la figlia adolescente da allenare come spia, la posizione sempre più in contrasto tra Elizabeth e Philip, il destino incerto della relazione tra Nina e Beeman – per una stagione capace di sorprenderci.

Shameless

shameless 5

Ho scoperto Shameless per caso lo scorso anno e mi sono letteralmente divorata le quattro stagioni uscite fino ad allora. Ora non vedo l’ora di tornare a casa Gallagher e vivere le avventure di una delle famiglie più strampalate d’America. In onda dall’11 gennaio.

House of Cards

house of cards

Frank Underwood sta tornando. Netflix lancerà la terza stagione il 27 febbraio e con un presidente degli States come Frank sarà uno spettacolo da non perdere, mentre ci chiediamo se, dopo una tale ascesa, non seguirà la cronaca della caduta.

Game of Thrones

game-of-thrones-season-4-trailer-2-00

La notizia è ancora piuttosto fresca: la quinta stagione partirà il 12 aprile! Brace yourself, anche i nuovi episodi si preannunciano ricchi di azione, intrighi, vagonate di nuovi personaggi a cui affezionarsi per poi probabilmente vederli morire e grandi colpi di scena.

Mad Men

mad-men-season-7

Mad Menè una delle serie più belle e ben fatte degli ultimi anni. E, purtroppo ma anche inevitabilmente, si sta avvicinando alla sua conclusione. Gli ultimi episodi della settima stagione, la cui prima metà abbiamo visto lo scorso anno, andranno in onda in primavera e saranno il traguardo finale dell’incredibile volo che in ogni puntata Don Draper fa nella sigla iniziale. Non ci resta che aspettare per vedere dove atterrerà.

Orphan Black

orphan-black

Trasmessa in Canada da BBC America, Orphan Blackè una serie non troppo conosciuta ma chi l’ha vista sa che si tratta di un prodotto da apprezzare. In particolare, per la straordinaria interpretazione della protagonista Tatiana Maslany, un’attrice talmente in gamba da interpretare di episodio in episodio almeno 3 personaggi, tutti cloni l’uno dell’altro e tutti sufficientemente disturbati o problematici. In questa nuova stagione arrivano altri cloni, maschi finalmente, e sono sicura che Orphan Black ci lascerà di nuovo senza fiato. Dal 18 aprile, segnate segnate.

True Detective

true detective 2

Piccola menzione per una grande serie che però non vedremo fino a questa estate. Una seconda stagione patinatissima con protagonisti Colin Farell, Vince Vaughn, Rachel Adams i protagonisti. Una stagione per la quale abbiamo aspettative molto alte, dove l’azione si sposa in California per l’omicidio di un cittadino corrotto e coinvolto in affari decisamente loschi. Riusciranno a non farci rimpiangere Rust Cohle e Marty Hart?

E ancora: Fargo (autunno) Masters of Sex, Silicon Valley, Orange is the new Black, Community, Halt & Catch Fire… e molte altre ancora.

 

Per il momento mi fermo qui, anche perché potrei non smettere più. E voi siete pronti per dare inizio a un anno intenso e ricco di serie tv?Buona visione a tutti!


Fragola al cinema: The Imitation Game

$
0
0

imitationgameteaserposter_727

La storia di Alan Turing, uno dei padri dell’informatica oltre che grande matematico e uno dei più importanti crittografi britannici all’epoca della Seconda Guerra Mondiale, ci viene raccontata in The Imitation Game, un biopic da forti accenti britannici e dalle interpretazioni intense, che cerca di dare forza e vigore alla figura di un uomo straordinario, il cui grande genio viene messo al servizio di una patria che purtroppo non saprà mostrargli la gratitudine meritata. Candidato a 5 Golden Globe, il film si avvale di un bravissimo Benedict Cumberbatch, in odore di Oscar e capace di dare alla figura di Turing tutto lo spessore e la tensione che il ruolo richiedeva, e una sempre talentuosa Keira Knightley nella parte dell’unica donna mai stata così vicina al genio. Un film che risponde con cura e commozione alla necessità di una vicenda che andava e va raccontata, ma che forse avrebbe potuto osare di più.

The-Imitation-Game-Poster-UK-01

 

 

 

 

 

Titolo: The Imitation Game
Regia: Morten Tyldum
Anno: 2014
Paese: USA - UK
Cast: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley,
Matthew Goode, Charles Dance

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1941 Alan Turing arriva a Bletchley Park con un obiettivo: entrare a far parte del team di matematici, enigmisti e crittografi chiamati a prestar servizio dell’esercito inglese per decriptare il famoso Codice Enigma, il codice usato dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Quello che farà, però, andrà oltre ogni aspettativa: partendo da alcuni studi compiuti dall’'Ufficio Cifra polacco, Turing lavorerà per tutta la durata della guerra a una macchina capace di decriptare i messaggi tedeschi e dare all’esercito alleato il vantaggio di cui aveva bisogno. Non fu un’impresa facile e Turing trovò di versi ostacoli, tra i suoi colleghi e tra i gradi alti al comando, ma il matematico riuscì a realizzare una vera e propria impresa e, insieme alla macchina Bomba, fu creata una potente struttura di ricerca e decriptazione dei messaggi nemici, in un’atmosfera di massima segretezza che rivelò l’esistenza del centro e dell’aiuto di Turing e degli altri membri del team solo moltissimi anni dopo. Churchill, che amava le frasi ad effetto, dichiarò che senza  Turing e la sua macchina gli Inglesi avrebbero perso la guerra. Nonostante il grande contributo dato al suo Paese e al mondo intero, insieme ai suoi studi illuminanti per lo sviluppo delle scienze informatiche – Turing parlava e scriveva già nel 1950 di intelligenza artificiale e di macchine capaci di replicare il cervello umano – egli non ebbe il riconoscimento che si meritava, ma fu, anzi, trattato in modo ignobile. Nel 1952 Turing, in seguito alla denuncia di furto in casa sua, venne arrestato a causa della sua omosessualità, all’epoca considerata ancora un reato nel Regno Unito, e condannato alla castrazione chimica, un trattamento orribile che ne sconvolse il fisico e la mente. L’umiliazione subita, insieme alle vessazioni della terapia e la depressione che ne era scaturita, ebbero la meglio sul suo desiderio di andare avanti con gli studi nei campi in cui si era distinto. Nel 1954 Alan Turing si tolse la vita ingerendo una mela al cianuro, probabilmente un omaggio a Biancaneve, la sua favola preferita. Le scuse ufficiali del governo inglese arriveranno solo nel 2009, mentre la grazia postuma sarà elargita solo nel 2013.

The imitation game benedict

Il film parte dal momento dell’arresto e si sviluppa in un lungo flashback, il racconto che Turing fa al detective intervenuto in seguito alla denuncia di furto in casa del matematico e incuriosito dal mistero che quell’uomo, che dice di aver lavorato per l’esercito britannico, rappresenta. Turing racconta così la sua vita a Bletchley Park, i rapporti con i suoi colleghi, in particolare con lo scacchista e criptoanalista Hugh Alexander e quello con la giovane Joan Clarke. Racconterà anche della sua meravigliosa macchina, delle difficoltà incontrate al suo funzionamento, della gioia di vederla finalmente funzionare. Ultra, come viene chiamata nel film dai servizi segreti, è in realtà per Turing Christopher, un nome che permette al film di scavare ancora più a fondo e tornare indietro nel tempo della storia di Turing per parlare della sua omosessualità, utilizzando la commovente storia adolescenziale tra il giovane Alan e un compagno di collegio, Christopher appunto, prematuramente scomparso a causa di una terribile malattia.

benedict cumberbatch alan turing

Il film ci dà una visione della vita di Turing molto commovente, puntando sull’impatto emotivo che le scene e le vicende raccontate generano nello spettatore, grazie anche al focus sulle relazioni umane che Turing aveva creato durante la sua vita. Alan Turing, infatti, ci viene presentato come una persona dalle difficili interazioni sociali, che trova conforto nella sua straordinaria intelligenza e che solo in poche occasioni condividerà le sue idee e il suo genio con le persone che riescono a scalfire la sua corazza. Non manca l’allusione al sentirsi diverso, in particolare nel flashback dedicato al Turing ragazzo che si rende conto di amare un compagno di scuola. Eppure l’omosessualità per Turing non sarà mai un problema, lo dimostrò al suo processo dove non fece assolutamente mistero delle proprie abitudini sessuali, e l’unico momento in cui sembra creargli difficoltà è quando decide di fidanzarsi con Joan, un atto che lui aveva compiuto con l’unico scopo di aiutare un’amica. Nel cercare di dare spazio più all’uomo che allo scienziato, nell’intento di ridare la dignità che spetta a un personaggio come Turing, il film corre sempre sul filo del rasoio e il pericolo è a volte quello di dare un’immagine edulcorata del matematico. Alan Turing è un uomo del suo tempo ma ha dalla sua un genio incredibile che gli permette di vedere le cose da una prospettiva inaccessibile ai più; nel film, però, questo modo di essere passa di tanto in tanto attraverso l’idea di Turing come quella di un nerd, un personaggio distaccato dalla realtà e dagli evidenti disagi nella socializzazione e nel rapportarsi con il mondo che lo circonda, con la conseguenza che purtroppo non sono mancati i momenti in cui ho rivisto sullo schermo modi e gesti che mi hanno ricordato più uno Sheldon Cooper o uno Sherlock dei nostri giorni, dato anche l’attore che lo interpreta, che un matematico dal notevole talento della prima meta del ‘900.

the-imitation-game-movie

La figura di Alan Turing è di quelle che portano con sé un carico di tematiche e di avvenimenti storici tutt’altro che facili da trattare. La bibliografia scritta da Andrew Hodges, Alan Turing: The Enigma, ha offerto agli sceneggiatori la base da cui partire per mettere su pellicola un personaggio complesso che vive uno dei periodi più controversi della storia umana. Al di là della tensione drammatica che il film e i talentuosi attori chiamati in scena sono in grado di creare, oltre all’indubbia emotività che una vita come quella di Turing e la consapevolezza del suo epilogo procurano nello spettatore, l’impressione è che a volte il film sia fin troppo didascalico, un’illustrazione degli eventi dalle tonalità delicate e placide, scene molto intense, ma tutto si tiene quasi sempre sulla superficie. C’è tanta carne sul fuoco, tra storia, geopolitica, convenzioni e ingiustizie sociali e innovazione tecnologica, eppure il film non riesce mai ad andare a fondo in nessuno dei temi presentati. In questo senso The Imitation Game si inscrive a un tipo di cinema molto britannico in cui ogni alterità o contrasto vengono assorbiti da un quadro scenico più grande che rimanda un’immagine di sicuro coinvolgente e convincente per lo spettatore, in cui nulla sembra mancare e che a conti fatti non dispiace affatto a chi si ritrova coinvolto nelle vicende, ma che non riesce a essere sufficientemente incisiva, neppure quando la storia raccontata pare richiederlo a gran voce.

the imitation game dance

L’aspetto più interessante è probabilmente dato dagli attori protagonisti. Benedict Cumberbatch ci regala una delle sue migliori interpretazioni, conferendo al suo Alan Turing un vigore e uno spessore adatti a un film in cui tutto ruota attorno al protagonista e alla complessità di un personaggio così pieno di chiaroscuri e verità impenetrabili. Al di là di alcune scene deliberatamente fanservice– d’altronde come lo fa lui il “high functioning sociopath” non lo fa nessuno – Cumberbatch si conferma un ottimo interprete e perfetto nel ruolo, un’interpretazione ricca di sfumature e di grande intensità, anche nei momenti in cui non c’è bisogno della parola, efficace nella realizzazione dei tic, nei movimenti che accennano alla sindrome di Asperger di cui si pensa soffrisse il matematico, nella rigidità della sua postura e del modo in cui il suo corpo occupa lo spazio, conscio di una inadeguatezza nel suo stare nel mondo che mai lo abbandona. Una grande prova che di sicuro saprà premiarlo in questo 2015 con un riconoscimento importante (la candidatura al Golden Globe c’è già ed è tra i favoriti della serata). Brava anche la bella Keira Knightley nei panni di Joan Clarke, un personaggio che nel film ha un ruolo molto più importante di quanto lo fosse quello della vera Joan e che Keira rende la spalla perfetta per il nostro Turing/Cumberbatch. Da non dimenticare Matthew Goode, che interpreta molto bene il deciso, sicuro di sé e arrogante Hugh Alexander ed entra a pieno titolo nella lista degli uomini britannici da sogno di tutte noi spettatrici.

the-imitation-game-movie-wallpaper-3

The Imitation Gameè un film dal grande impatto emotivo e dalle ottime interpretazioni, che cerca di rispondere alle necessità di una storia meritevole di essere raccontata in tutte le sue sfumature dopo anni di silenzio e riflettere sulla problematica accettazione del diverso all’interno di un tessuto sociale come il nostro, che spesso si rivela ipocrita e violento con l’altro. Una storia commovente e tragica, che sa a disturbare chi assiste alla visione del film, soprattutto con il suo triste e ingiusto epilogo, ma che manca di quell’incisività e di quell’approfondimento capaci di rendere davvero giustizia alla figura di Alan Turing e di scuotere lo spettatore nel profondo, spingendolo a riflettere su ciò che ha visto. The Imitation Gameè un bel film da non perdere, un omaggio doveroso a uno dei matematici più importanti del mondo da vedere e comprendere, ma non ha quel coraggio che le sue intenzioni originarie sembrano richiedere e decide di scegliere la strada più semplice, più apprezzabile, ma forse meno efficace a veicolare il suo importante messaggio e l’incredibile figura che ne è protagonista.

Voto: 7

 

"Sometimes it is the people who no one imagines anything of, who do the things that no one can imagine."

Golden Globe 2015: tra vincitori, vinti e tanto glamour

$
0
0

Domenica scorsa in quel di Beverly Hills si è tenuta la 72esima edizione dei Golden Globes, un po’ gli apripista degli Oscar. Con loro si dà inizio alla stagione dei premi e dei red carpet, mentre si apre il dibattitto tra chi avesse il vestito migliore e quale fosse il film che meritava di essere premiato che durerà fino alla notte della Accademy. D’altronde ben vengano, se si tratta di eventi che ci permettono di allontanarci dalle beghe di tutti i giorni per qualche ora e lasciarci andare ai sogni a occhi aperti.

72nd Annual Golden Globe Awards - Arrivals

527809523BG00008_The_Weinst

Partiamo dai premi. Quest’anno ai Golden Globe è la perseveranza che paga. Il premio come miglior film drammaticoè andato, infatti, a Boyhood, la pellicola che ha richiesto una realizzazione di 12 anni per raccontare la vita di un ragazzo e la sua crescita dai 6 ai 18 anni. Io non sono ancora riuscita a vederlo, ma a questo occorre riparare il prima possibile. Per la categoria della migliore commedia vince, invece, quel gioiellino delizioso che è The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, che se lo merita tutto.

golden globe 2015 boyhood

golden_globe_2015_wes_anderson_cast_grand_budapest_hotel

L’attore e l’attrice protagonisti sono stati un po’ una delusione sorpresa. Julianne Moore vince per il suo ruolo in Still Alice, dove si dice sia grandiosa, ma sinceramente avrei preferito vincesse la “Amazing” Rosamunde Pike di Gone Girl. Il premio di miglior attore viene intanto soffiato dalle mani del bravissimo Benedict Cumberbatch per passare in quelle di Eddie Redmayne, l’attore che interpreta Stephen Hawking nel film La teoria del tutto. Anche qui si dicono meraviglie del ragazzo e non rimane che andare al cinema per verificare con i propri occhi. Per la commedia vincono Amy “Big Eyes” Adams, che effettivamente è uno dei motivi migliori per guardare il nuovo film di Burton, e il redivivo Michael Keaton per la sua interpretazione in Birdman. A me piaceva tanto da piccola vederlo come Batman, ora non me lo perderò nel nuovo film di Iñárritu. Birdman, già che c’era, vince anche il premio come migliore sceneggiatura, così che non si può più fare a meno di vederlo.

julianne_moore_golden_globe

Eddie-Redmayne

amy-adams-golden-globes

keaton-golden-globe

Altre due vittorie per Boyhoodcon il premio alla migliore regia a Richard Linklater e quello come miglior attrice non protagonista a Patricia Arquette, mentre quello come miglior attore non protagonista va a J.K. Simmons per il suo ruolo in Whiplash, altro film da mettere in lista tra quelli da vedere prossimamente.

Lana Del Rey e la sua bellissima “Big Eyes” – secondo e forse ultimo motivo per vedere il film di Burton – se ne torna a casa con il becco asciutto, dato che il premio come migliore canzone originale va a Glory di John Legend e Common per Selma - La strada per la libertà.

Golden-Globe-Awards-legend-600x398

Grande soddisfazione, infine, mi hanno dato i Golden Globe televisivi. La miglior serie drammatica dell’anno si è rivelata essere The Affair, mentre per la categoria comedy e musical ha vinto Transparent, che ormai mi riprometto da settimane di recuperare e credo sia arrivato il momento. True Detective invece rimane esclusa dalle premiazioni, dato che il Golden Globe come migliore miniserie va a Fargo, serie molto bella ma True Detective è stato un capolavoro! #madai

fargo-season-2-golden-globe

transparent_golden_globe

Dopo 8 nomination, Kevin Spacey si porta a casa il premio come miglior attore per una serie drammatica per il suo fantastico Frank Underwood in House of Cards. Il premio come migliore attrice in un serie drammatica se lo aggiudica Ruth Wilson, protagonista di The Affair– ve l’avevo detto di guardare questa serie!! Sul versante comedy, vincono Gina Rodriguez di Jane the Virgin e Jeffrey Tambor, bravissimo protagonista di Transparent. Come protagonisti di miniserie vincono Maggie Gyllenhaal (The Honorable Woman), superando attrici come Jessica Lange e rivelazioni come Allison Tolmand di Fargo, e Billy Bob Thornton (Fargo), che fa ciao ciao con la manina a Matthew McConaughey, Woody Harrelson e persino Martin Freeman, che personalmente ho preferito a Billy Bob. In ogni caso, per True Detective io grido al “gomblotto”!

kevin spacey golden globe

ruth-wilson-2015-golden-globes-537x350

Golden-Globe-Awards-billy bob thornton

Vittoria anche in casa Downton Abbey come il premio come miglior attrice non protagonista a Joanne Froggatt, la sfortunatissima Anna della serie inglese; il premio come miglior attore non protagonistaè andato, invece, a Matt Boomer (The Normal Heart) che non ho visto ma mi fido, e poi Matt ha fatto dei ringraziamenti così teneri che era impossibile non sciogliersi!

golden-globes-2015-hd-wallpaper-hdwallwide.com_

Matt-Bomer-golden_globe

Elencati i premi “ufficiali”, non mi resta che passare a quelli che preferisco di più, ovvero i premi “fragolossissimi” assegnati e commentati dalla sottoscritta. Tutti pronti?

Premio Best Dressed

Sarà che in questo periodo sono parecchio in fissa con questa ragazza che mi ha incantato nell’ultimo film di Woody Allen, sarà che bisogna essere obiettivi  e a tutti gli effetti non lo si può negare: Emma Stone vince il premio per il miglior outfit, splendida nella sua jumpsuit con strascico di Lanvin. L’ho trovata elegante e perfettamente adatta a un evento come i Golden Globe. Bella, brava e con un ottimo gusto!

531169445RJ00261_72nd_Annua

Menzione d’onore per Kate Hudson, sensualissima nel suo vestito bianco firmato Atelier Versace. Una vera diva, peccato solo per quelle orecchie a sventola troppo in vista… ma lei ci piace uguale!

531169445MG00063_72nd_Annua

Premio “Mi sono vestita al buio”

Ai Golden Globe di quest’anno ho visto poche sorprese e molti “perchè?”.  Tra questi non possiamo non parlare di Keira Knightley. Lei ha una bellezza androgina e allo stesso tempo molto dolce, che andrebbe esaltata e non annientata da un look quasi infantile, con  un colletto che pare un bavaglino. le stampe sul vestito, poi, rendevano la mise molto simile agli abiti indossati da Keira nei film in costume per i quali è famosa. Non ci siamo.

531169445DM00014_72nd_Annua

Mi sarei aspettata di più anche da Robin Wright. Il suo abito crop top di Ralph Lauren, con gonna lunga e maglioncino nero, è decisamente poco glam e poco chic, mentre un make up quasi inesistente rende l’intero outfit decisamente scarno e sottotono. Da Mrs Underwood vogliamo di più.

531193321MB00222_NBC_s_72nd

 

Premio Trucco e Parrucco

Perché non c’è mise completa senza look e make-up perfetti. Il premio quest’anno se lo porta a casa Jessica Chastain, con la sua fluente chioma fiammante, raccolta di lato come vuole il trend di stagione, e un trucco occhi con ombretto sfumato che ne esalta lo sguardo da gatta e le dona un look da diva della Golden Holliwood.

jessica-chastain-golden-globe

Altra tendenza di quest’anno il bob, che sta divinamente su Emma Stone e ancora di più su Rosamund Pike, con un taglio asimmetrico e ultra liscio che ruba la scena!

rosamund pike golden globe

 

Premio Mr Sexy

Si proceda con la consueta sagra dell’ormone. Vi confesso che fare una selezione è davvero difficile, quindi sappiate che con una scusa o l’altra ho deciso di inserire tutti i miei preferiti. Mr Sexy, intanto, lo aggiudichiamo a Jamie Dornan, che a questo punto appare più che mai perfetto per la parte di Mr Grey in 50 Sfumature di Grigio.

JAMIE-DORNAN-golden-globe

Non può mancare Matt Boomer che, benché sia tutta proprietà del suo maritino che Matt ha ringraziato teneramente al momento della sua premiazione, non manca di apparire sempre bello come il sole e farci sognare.

matt-bomer_golden_globe

 

Premio “La Barba”

Leggasi anche Mr Sexy 2. Qui vince con standing ovation d’ordinanza il bellissimo e bravissimo Matthew McConaughey, che con la barba chettelodicoafare fa salire ai massimi storici i suoi livelli di figaggine.

Matthew McConaughey

A ruota lo segue Jake Gyllenhaal, tipico caso di uomo che grazie alla barba, acquista all’improvviso un certo fascino.

Jake-Gyllenhaal-golden globe

Premio La Coppia più Bella

Per me restano sempre loro, Joshua Jackson e Diane Kruger. Bellissimi e sempre sorridenti, uno spettacolare trionfo dell’amore e della vita di coppia.

531169805AP00412_72nd_Annua

Meritano una menzione d’onore anche Jennifer Aniston e Justin Theroux, apparsi come il ritratto della felicità!

jennifer-aniston-et-justin-theroux-950x0-2

Premio Romanticone

Il premio spetta tutto a George Clooney. Premiato con il Golden Globe alla carriera, George ha fatto un discorso alla moglie Amal di quelli che fanno scendere la lacrimuccia. Amal infatti non ha resistito e seduta in platea si è commossa. D’altronde non deve essere facile resistere quando George Clooney a una dichiarazione così appassionata di fronte a milioni di sguardi: «Ho avuto un anno molto buono, e non mi riferisco solo alle favolose recensioni del mio film Monument men. È una cosa bellissima quando trovi qualcuno che ami… Amal, qualunque sia stata l'alchimia che ci ha fatto incontrare, non potrei essere più orgoglioso di essere tuo marito». Qualcuno ha un fazzoletto?

george-clooney-e-amal-alamuddin-innamorati-ai-golden-globe-awards-2015

Premio Photobomber

Anche quest’anno lo vince Benedict Cumberbatch. Dopo gli Oscar dello scorso anno, l’attore inglese ci ha preso gusto e questa volta ha deciso di sfruttare per apparire nella foto di un momento già di per sé alquanto imbarazzante: Meryl Streep, infatti, era in posa per una foto con la comica Margaret Cho vestita da soldato nordcoreano. Stranezze di Hollywood.

matthew

Premio “La Battuta della Serata”

Tina Fey e Amy Poehler, alla loro terza e ultima volta in qualità di presentatrici dei Golden Globe, non si sono risparmiate con battute e frecciatine che hanno scandito il ritmo della serata, sparando a zero su ogni argomento. Tra queste, la migliore è quella dedicata al film The Interview, con cui le conduttrici aprono la serata: "Stasera celebriamo le serie TV che conosciamo ed amiamo insieme a tutti i film che andavano bene alla Corea del Nord (...) Siamo stati tutti costretti a far finta di voler vedere The Interview, che la Corea del Nord ha definito assolutamente intollerabile e uno sfrenato atto di terrorismo... e non è stata neppure la peggiore recensione che ha avuto!".

golden_globe_2015_corea

Premio Selfie

Anche a questi Golden Globe i social hanno trionfato e tra hashtag e selfie ce n’è per tutti. Ecco allora un rapido podio.

Al terzo posto il selfie di John Legend e la moglie Chrissy Teigen che durante la serata ha fatto mostra della sua cry-face, divenuta subito un mini tormentone.

Al secondo posto il selfie fatto dal backstage dei Golden Globe con protagonista un’improbabile coppia, Jennifer Aniston e un sempre entusiasta Benedict Cumberbatch.

Al primo posto, il selfie post serata, scattato al party esclusivo che come ogni anno si è tenuto dopo le premiazioni. Rita Ora non ha fatto mancare la sua presenza all’evento, come testimonia questo selfie molto party style, JLo inclusa.

Fuori concorso. Il selfie che la Kruger fa al suo boyfriend Joshua Jackson. Per chiudere in bellezza.

Joshua Jackson Diane Kruger

 

E ora? Che domande: si recuperano film e serie tv in attesa degli Oscar!

Due cose due #3

$
0
0

due-cose-due-banner

Torna Due cose due, la rubrica che racconta libri, cinema ed eventi a due a due! Primo appuntamento del 2015, che fin dalle sue prime settimane si sta dimostrando decisamente intenso e pieno di cose da fare, vedere, ecc… segnate tutto!

Libri

Tra i libri in uscita questo mese la mia curiosità si è soffermata in particolare su due titoli:

A con Zeta - Hakan Günday – Marcos y Marcos. C’è una bambina di nome Derdâ: deve abbandonare la scuola e il suo villaggio in Turchia per seguire a Londra un marito crudele. C’è un bambino di nome Derdâ: vive in una baracca dietro un cimitero di Istanbul e si guadagna il pane lucidando le tombe. Come la A e la Zeta, non potrebbero essere più lontani, e in mezzo ci sono tutte le parole che devono ancora dirsi. Derdâ corre per le vie di Londra con un dizionario in mano; si è guadagnata la libertà facendo la pornostar in chador. Derdâ si fa tatuare il nome di uno scrittore sulle dita; corre per le vie di Istanbul con un romanzo in tasca e una pistola in pugno. Loro non lo sanno, ma si stanno correndo incontro. Lui troverà lei in un video porno; lei troverà lui all’incrocio tra letteratura e vita. Si riconosceranno grazie a un libro, a unirli per sempre saranno i corpi e le parole; come la A e la Zeta, saranno l’una per l’altro inizio e fine. Un romanzo tenerissimo e insolente.

 

Io sono il messaggeroMarkus Zusak – Frassinelli. Ed ha diciannove anni, una passione sfrenata per i libri, un lavoro da tassista che gli permette di vivacchiare. Con le donne non è particolarmente disinvolto, perché l'unica ragazza che gli interessi davvero è Audrey, la ragione per cui è rimasto in quel posto senza vie d'uscita. Capace di colpirlo al cuore con una frase: «Sei il mio migliore amico». Non serve una pallottola per uccidere un uomo, bastano le parole. Tutto sembra così tremendamente immutabile: finché il caso mette un rapinatore sulla sua strada, e Ed diventa l'eroe del giorno. Da quel momento, comincia a ricevere strani messaggi scritti su carte da gioco, ognuno dei quali lo guida verso nuove memorabili imprese. E mentre Ed diventa sempre più popolare, mentre nota una luce diversa negli occhi di Audrey e la gente lo saluta per strada, inizia a domandarsi: da dove arrivano i messaggi, chi è il messaggero?

 

 

Cinema

L’inizio dell’anno è per il cinema un periodo intenso di uscite e premiazioni, che significa anche un avvicendarsi in sala di pellicole interessanti o che comunque stuzzicano la nostra curiosità (anche solo per criticare la scelta dell’Accademy di avere preferito quello piuttosto di un altro). Detto ciò, ecco le due pellicole che mi piacerebbe vedere nelle prossime due settimane:

La teoria del tutto, regia di James Marsh, con Eddie Redmayne, Felicity Jones,Charlie Cox, Emily Watson, Simon McBurney.
Università di Cambridge, 1963. Stephen è un promettente laureando in Fisica appassionato di cosmologia, "la religione per atei intelligenti". Jane studia Lettere con specializzazione in Francese e Spagnolo. Si incontrano ad una festa scolastica ed è colpo di fulmine, nonché l'inizio di una storia d'amore destinata a durare nel tempo, ma anche a cambiare col tempo. Del resto il tempo è l'argomento preferito di Stephen, che di cognome fa Hawking, e lascerà il segno nella storia della scienza. In particolare, l'uomo persegue l'obiettivo scientifico di spiegare il mondo, arrivando ad elaborare la formula matematica che dia un senso complessivo a tutte le forze del l'universo: quella "teoria del tutto" che dà il titolo al film.

la_teoria_del_tutto

Still Alice, regia di Richard Glatzer, Wash Westmoreland, con Julianne Moore, Kristen Stewart, Alec Baldwin, Kate Bosworth, Hunter Parrish.
Alice Howland è una rinomata linguista il cui lavoro è rispettato in tutte le università degli Stati Uniti. Un giorno si accorge che la sua memoria non è più quella di una volta e che poco alla volta inizia a dimenticare le parole. Inquieta, si reca da uno specialista per un controllo. Una rivelazione devastante si abbatte su di lei. Interpretato da una strepitosa Julianne Moore, Still Alice racconta la lotta di una donna per non perdere tutto ciò per cui ha lavorato. Al fianco della Moore, nel ruolo di sua figlia Lydia, la sempre più sorprendente Kristen Stewart. Still Alice è un dramma tutto al femminile nel segno del grande cinema.

still alice

Eventi

Love, la mostra sull’amore a Berlino. Se siete a Berlino in questo periodo, non perdetevi la mostra Love, mostra organizzata dalla galleria di arte fotografica Camera Work, che possiede una delle collezioni fotografiche più grandi al mondo, e dedicata al più nobile dei sentimenti. La mostra comprende più di 100 fotografie di numerosi artisti della fotografia classica e contemporanea, come Diane Arbus, Nick Brandt, Michel Comte, David Drebin, Elliott Erwitt, Horst P. Horst, Christian Tagliavini e Ellen von Unwerth. Foto di nudi, scene della quotidianità, immagini che trasmettono sentimenti e sensazioni come la sessualità o l’amore tra genitori e figli, illustrando tutte le accezioni che la parola “amore” può comprendere. Ogni lavoro è corredato di frasi personali o aneddoti dei fotografi autori, che aiutano il visitatore ad accrescere la sua partecipazione alla mostra e di comprensione delle immagini esposte. Sarà possibile vedere la mostra fino al 7 febbraio 2015 alla galleria di arte fotografica Camera Work di Berlino, in Kantstrasse 149, aperta dal martedì al sabato dalle ore 11 alle 18.

Le storie della moda, ciclo di incontri al MAXXI - Roma. In occasione della mostra BELLISSIMA. L'Italia dell'alta moda. 1945 - 1968, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo propone 6 incontri con critici, studiosi, docenti, curatori per raccontare la moda italiana dai primi del '900 a oggi. La storia della moda e giornalista Sofia Gnoli, condurrà l’incontro di sabato 17 gennaio alle ore 11, sul tema Gli anni Cinquanta dalla Hollywood sul Tevere alla sala bianca. Nel secondo dopoguerra, l'Italia si impone come il prototipo del Paese dell'evasione e delle vacanze. Roma, con la sua atmosfera fatata di tramonti, rovine, basiliche, sapori mediterranei, diviene nell'immaginario collettivo la terra di sogni impossibili. E' l'epoca di Vacanze Romane (1953), con gli indimenticabili Audry Hepburn e Gregory Peck in giro in Vespa per la citta' eterna; del matrimonio tra Tyrone Power e Linda Christian, in abito Sorelle Fontana; delle produzioni hollywoodiane a Cinecitta'. E nasce la Hollywood sul Tevere. Approdate nella capitale, attrici, principesse e first ladies iniziano a frequentare i nuovi atelier che avevano aperto i battenti all'indomani della guerra. Anna Magnani e Ingrid Bergman diventano fedeli clienti di Fernanda Gattinoni, Esther Williams di Roberto Capucci; le dive italiane Sofia Loren e Gina Lollobrigida di Schuberth. Oltre a Roma, l'altro grande polo della nascente moda italiana è rappresentato da Firenze dove, a partire dal 1951, Giovanni Battista Giorgini e' il regista delle celebri sfilate nella sala Bianca di Palazzo Pitti. Proprio nel corso di quei defile' i nomi della sartoria italiana si impongono sotto i riflettori internazionali. A questo seguiranno altri 4 incontri: il 14 febbraio con Gli anni Sessanta. La moda nella strada con Elda Danese; 14 marzo Gli anni Settanta (1968-1978): il bazar e il laboratorio con Luisa Valeriani; 11 aprile Gli anni Ottanta: i fondamenti del Made in Italy con Simona Segre Reinach; 9 maggio In Between. La moda italiana contemporanea con Maria Luisa Frisa.

 

Curiosità

Le cose da non dire mai a un fotografo. Ci sono frasi enormemente irritati per ogni campo e professione; il web designer Luca Masini, in collaborazione con il web magazine Picame Mag, ha creato un progetto chiamato “Le cose da non dire a un fotografo” che raccoglie tutte le frasi che un fotografo sente spesso dire sul suo lavoro e contro le quali deve resistere alla tentazione di non esplodere. Masini ha anche creato i progetti “Le cose da non dire a un grafico” e “Le 20 cose da non dire a un dj“ e potete vedere le gallery qui: http://www.zerouno.org/portfolio/nondirloalfotografo/. Siete avvisati.

nondirloalfotografo01

 

Homeland in versione jazz. Se siete fan della serie televisiva Homeland non potrete non apprezzare l’idea con la  quale lo studio di design americano Mattson Creative ha voluto rendere omaggio allo show. Ecco allora che i volti di Carrie Mathison, Nick Brody e Saul Berenson comparire su alcune cover dalle atmosfere vintage e di chiara ispirazione jazz, genere molto amato dalla nostra agente della CIA preferita.

Trovate tutte le cover qui: http://www.fubiz.net/2014/11/19/homeland-tv-shows-as-jazz-vinyls-covers/

Alla prossima!

Recommendation Monday: Consiglia un libro per rilassarsi

$
0
0

bannerrecommendationmonday2

Buon lunedì! Oggi è il Blue Monday e quindi il Recommendation Monday lo dedichiamo a qualcosa che ci aiuti a rilassare e magari a recuperare il sorriso:

consiglia-un-libro-per-rilassarsi

Il libro di questa settimana è considerato come un piccolo capolavoro di comicità e un dissacrante e geniale ritratto della società americana e non solo. Un racconto ironico e sagace, che sa regalarti delle ore di relax, divertimento, ma soprattutto di qualità, in compagnia di uno degli autori più rappresentativi della letteratura americana. E poi, l’ambientazione su una nave da crociera è perfetta per sognare ad occhi aperti tra una riunione in ufficio e un autobus di troppo da prendere… o forse, visto il taglio che l’autore dà al racconto, ci farà sentire più fortunati di essere dove siamo. Il libro di oggi è Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace.

recommendation-monday-libro-per-rilassarsi

E voi che libro consigliate per rilassarvi?

Buona settimana!

Book Wishlist Inspiration Board: La Lista di Lisette di Susan Vreeland

$
0
0

bannerwishlistboardinspiration

Il nuovo appuntamento con Book Wishlist Inspiration Board ci porta in Francia, tra gli anni ‘30 e ‘40, campi di lavanda e opere di maestri dell’arte internazionale, in compagnia di una protagonista a difesa dell’arte e della civiltà in uno dei momenti più bui della storia: La Lista di Lisette di Susan Vreeland.

La casa editrice dice:

la-lista-di-lisetteÈ il 1937 quando Lisette giunge a Roussillon, un villaggio della Provenza appollaiato in cima a una montagna, con le case dai colori armoniosi che si inerpicano fino in vetta e sembrano abitate da elfi, fate e cantastorie.
Vent’anni, e nel cuore la speranza di un apprendistato alla galleria d’arte Laforgue di Parigi, Lisette approda nel villaggio con l’animo tutt’altro che incline all’idillio. André, il marito, ha deciso di abbandonare la capitale e trasferirsi in quel borgo sperduto perché il nonno, Pascal, gli ha chiesto aiuto a causa della sua cagionevole salute. Per andare in suo soccorso, André ha rinunciato al prestigioso ruolo di funzionario nella Corporazione degli Encadreurs, l’associazione dei corniciai parigini, e Lisette al suo anelito d’arte.
A Roussillon, però, i due non si imbattono affatto in un anziano malandato e in fin di vita, ma in un aitante ottantenne in evidente buona salute. Col cappello scamosciato aderente al cranio come una seconda pelle, Pascal trascorre il suo tempo sul campo di boules, a sfidare amici e conoscenti a colpi di bocce d’acciaio grandi come pugni.
Ritrovarsi nella provincia francese per soccorrere un vecchio che, all’apparenza, non ha alcun bisogno d’aiuto sembrerebbe un’autentica beffa per la giovane coppia e per Lisette, in particolare, la parisienne che considera Parigi la sua felicità e la sua anima. Nel chiuso, tuttavia, della sua casa, un edificio a due piani con lo stucco d’un ocra sbiadito, un rampicante stentato sopra la porta e, accanto, una fioriera con una pianta avvizzita di lavanda, Pascal mostra a Lisette e André la ragione vera del loro arrivo a Roussillon: sette dipinti appesi alle pareti che raffigurano casolari di campagna, campi con montagne sullo sfondo, fanciulle, nature morte, teste mozzate. Sette quadri che lasciano Lisette a bocca aperta poiché le nozioni d’arte apprese dall’amico Maxime non le consentono di sbagliare: quei dipinti sono dei capolavori di Cézanne, Pissarro e altri grandi maestri. Incomparabili opere d’arte in un «villaggio fuori dal mondo»! Costituiscono la lista di Pascal, il tesoro che il vecchio ha ricevuto dalle mani stesse degli artisti quando anni prima, «giovane, sprezzante e pieno di grandi idee», aveva pensato di improvvisarsi corniciaio a Parigi. Doni preziosi che racchiudono meravigliose storie d’arte e d’amore che Pascal vuole raccontare al nipote e alla sua giovane moglie parigina perché non vadano perdute.
Diventeranno la «lista di Lisette», i dipinti che la parisienne proteggerà quando, scomparso Pascal e perse le tracce di André, il rombo dei cannoni nazisti cercherà di zittire ovunque la civiltà e, in ogni città e contrada d’Europa, le SS, su ordine di Goering e Goebbels, si daranno al saccheggio e al furto di migliaia di opere d’arte.

----------------------------

La board dedicata al romanzo della Vreeland ha note artistiche e atmosfere tipicamente francesi, così vicine alla Provenza in cui André e Lisette si ritroveranno a dover vivere per esaudire il desiderio del vecchio Pascal. La lista di Lisette contiene alcuni titoli dei più importanti pittori francesi della storia dell’arte e se penso al Sud della Francia non posso fare a meno di immaginare delle distese di lavanda che caratterizzano la regione e hanno ispirato moltissimi artisti. E a tal proposito, mi sono concessa un piccolo aggancio con la copertina scelta per l’edizione italiana del libro, rappresentante La passeggiata di Marc Chagall, inserendo una foto dell’artista con la moglie nel suo studio di Parigi, dove proprio nel 1937, lo stesso anno in cui inizia l’avventura di Lisette, prenderà la cittadinanza francese.

 wishlist-book-board-inspiration_4

Titolo: La lista di Lisette| Autore: Susan Vreeland| Traduttore: S. Fefè
Editore: Neri Pozza| Anno: 2014 | Pagine: 438 | ISBN: 9788854508590

Viewing all 150 articles
Browse latest View live